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Le conseguenze del Thatcherismo Come si fa a dire che questo libro non sia la degna conclusione della Famiglia Winshaw ? Chi non l'ha capito lo invito a rileggere i due libri. Il primo libro si sviluppava durante il periodo della Thatcher, mentre 11 è ambientato negli anni 2000 e fa vedere come il Thatcherismo abbia impattato sulla economia e sulla società inglese. per arrivare alla Brexit (su questo tema invito a leggere il terzo capitolo della Banda Brocchi: Middle England). A seguito delle liberalizzazioni partorite dal Thatcherismo la società inglese è ormai strutturata su tre livelli: i mega ricchi della City (per i quali è normale spendere migliaia di sterline per una settimana in Sudafrica, o costruire maga ville nel centro della città "forzando" le leggi); le persone "normali" che rappresenta la classe produttiva e che spera di crescere di livello (per fare questo contraggono debiti-studio, e pagano affitti alti per una misera stanza) ma che solo alcuni ce la fa, gli altri passeranno tutta la vita ad evitare di scivolare nel "terzo stato", ovvero, nei miserabili, che sono esclusi dalle classi ricche/produttive. e che vivono schiacciate dal politically correct che genera solo rabbia repressa che basta poco per esplodere in violenza, e che votano la Brexit per rappresaglia contro i ricchi della City, facendosi a sua volta del male. E' una società che ricorda le nazioni ottocentesche strutturate in strati sociali con i principi, marchesi e plebe.
Con Coe e con i 'sequel' (anche se Numero 11 non è propriamente un sequel, ma è comunque correlato a La famiglia Winshaw) ho avuto esperienza ai tempi di Circolo Chiuso - sequel di quello che è, a oggi, il mio romanzo di Coe preferito: La banda dei brocchi. All'epoca ero rimasta delusa dai sogni infranti dei protagonisti che tanto avevo amato. Per Numero 11 non c'era questo pericolo! Essendo una 'sorta di sequel' de La famiglia Winshaw, sapevo non ci sarebbe stato pericolo di ritrovare personaggi amati (che pessima famiglia, i Winshaw!), anzi considerato proprio il finale dei Winshaw ero proprio curiosa di capire come i due romanzi sarebbero stati legati: quello che emerge è un legame sottile, a volte quasi impalpabile, come il filo di una ragnatela. Come ne La famiglia Winshaw la narrazione è fatta di tanti piccoli tasselli che appaiono slegati. Se però ne La famiglia Winshaw, nella seconda parte del romanzo, questi tasselli si incastravano e andavano a formare una forma perfetta, ricca di legami intricati ma perfettamente sensati, in Numero 11 questo meccanismo è più forzato, il cerchio si chiude, ma senza quella perfetta naturalezza. Effetto forse voluto, per far esclamare anche al lettore 'What a Whopper!' (che bufala!) - come il titolo del film di riferimento per questo romanzo - ma che comunque mi ha lasciato insoddisfatta, con la sensazione di aver letto una storia incompleta, con casualità fin troppo forzate e dove è meno incisiva persino la satira sociale. Il contesto socio-politico-culturale, rispetto agli altri romanzi di Coe che ho letto (e rispetto ai Winshaw soprattutto) è molto meno nitido, la critica alla televisione 'spazzatura', ai social, alla mala informazione manca di sottigliezza e porta, per esempio per quanto riguarda i social, a buttare il bambino con l'acqua sporca generalizzando la nocività di mezzi di comunicazione che, quando usati bene, possono aiutare a risolvere i problemi anziché crearli soltanto. Peccato.
Dopo qualche tentennamento, Coe torna finalmente a fare ciò che gli riesce meglio, ovvero a raccontarci i nostri giorni partendo da una storia che, solo apparentemente, sembra lontana da noi e non riguardarci. La storia, o meglio le storie, di Alison, Rachel e degli altri protagonisti di Numero 11 consentono infatti a Coe di disegnare il suo ennesimo, quasi perfetto, spaccato della assurda realtà contemporanea, con cui tutti noi dobbiamo, nel bene ma soprattutto nel male, fare i conti. Peccato solo per un finale, che, personalmente, non ho particolarmente apprezzato.
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