Autori e romanzi finlandesi contemporanei
La produzione in lingua finnica nella seconda metà del Novecento è all’insegna dell’eterogeneità (interferenze culturali, molteplicità dei generi ecc.). La generazione degli anni Venti (Aila Meriluoto, Helvi Juvonen, Eeva-Liisa Manner ecc.), rifiutando la tradizione, guarda con attenzione ai più disparati modelli della poesia contemporanea, non soltanto europea (da Rilke a Pound). A questa tendenza sostanzialmente formalistica si sono opposti gli scrittori più giovani, nati tra il 1930 e il 1940 (i poeti P. Haavikko, P. Saarikoski, M. Rossi, K. Arompuro; i prosatori Veijo Väinö Valvo Meri, P. Rintala, A. Hyry, J. Donner), i quali sostengono una poetica «attivista», volta cioè all’analisi dell’attualità quotidiana, da un lato esercitando una critica impietosa della borghesia e della civiltà industriale, dall’altro assimilando le tecniche delle nuove avanguardie, in particolare del nouveau roman.
Nella narrativa degli anni Settanta-Ottanta si manifestano sia un ritorno al romanzo d’ambientazione regionale – Eeva Joenpelto e Timo K. Mukka – sia una sensibile attenzione ai temi dell’impotenza e dell’angoscia esistenziale, del senso di disadattamento, del dubbio sull’essenza del reale: ne sono interpreti Kalle Päätalo, Laila Hietamies, Arto Paasilinna particolarmente conosciuto in Italia grazie alla traduzione delle sue opere per le edizioni Iperborea, Olli Jalonen, Kari Hotakainen e, nella poesia, Kirsti Simonsuuri. Tra Altri autori di rilievo sono Sirpa Kähkönen, Pirjo Hassinen e M. Karpio. Annika Idström e Anja Kauranen scelgono il modello epico per esprimere le difficoltà nei rapporti interpersonali e nella vita della donna; Rosa Liksom, con un linguaggio scarno, affronta il tema dell’emarginazione giovanile nelle grandi città. Negli anni Novanta lo sperimentalismo poetico ruota intorno alla rivista «Nuori voima» (Forza nuova), che si fa promotrice nell’europeizzazione della letteratura nazionale, anche attraverso un’intensa attività di traduzione: si possono citare i nomi di J. Koskelainen, Riina Katajavuori, L. Otonkoski e Jouni Mikael Inkala. Infine, si può dire che, se la letteratura svedese di Finlandia, tradizionalmente forte nell’espressione intima della lirica – anche in conseguenza della propria condizione minoritaria in una realtà pubblica dominata dal finnico – ha lungamente sognato il suo «Grande Romanzo», la ricca narrativa degli ultimi due decenni, aggirando in vari modi l’ostacolo sociolinguistico, ha dato corpo a quel sogno con Ulla-Lena Lundberg, Lars Sund, Monika Fagerholm e Kjell Westö. Discorso a parte per due autori che collochiamo nei decenni precedenti: Tove Jansson, nota in tutto il mondo per i suoi libri per l’infanzia, la serie dei Mumin, che le valse tra gli altri il Premio Andersen, e Mika Waltari lo scrittore finlandese più conosciuto internazionalmente.