(Šeker, Kirghizistan, 1928 - Norimberga 2008) scrittore kirghiso di lingua kirghisa e russa. Il suo primo successo fu il racconto Džamilja (1958), storia di una ragazza kirghisa in lotta con l’ambiente chiuso del suo paese, in cui già compaiono due elementi che ricorreranno spesso nella sua opera: la presenza di protagonisti adolescenti e il ricorso al patrimonio folclorico del suo popolo. Ottenne il riconoscimento internazionale con Addio, Gul’sary (1966) e soprattutto con Il battello bianco (1970), storia di un bambino che, di fronte alla distruzione dei suoi sogni e delle sue speranze, si suicida. Di struttura più complessa, con inserti fantascientifici che si intrecciano al racconto di un viaggio nella steppa minacciata dalla modernità, è Il giorno che durò più di un secolo (1980); Il patibolo (1986), affrontando temi d’attualità (la droga, il crimine), compone una parabola sulla perdita di spiritualità. Del 1994 è Il marchio di Cassandra. Dalle eresie del XX secolo (nt).