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Anno edizione: 2024
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«Io vorrei isolare il momento in cui ho visto la crepa e ho preso atto della fine, ma non lo trovo, perché non c’è. L’amore è discreto nel morire, non si lamenta e non fa scenate, non c’informa quando si ammala. Siamo noi a risponderne, e tutto quello che gli capita è colpa nostra».
Fosco e Alice si sono amati tanto. E tra poco, senza sapere bene perché, si diranno addio. Per questo, nel vortice di parole più o meno giuste o più o meno sbagliate, abbracci notturni, porte sbattute, avvocati nuovi di zecca e antiche recriminazioni, decidono di raccontare la loro storia a modo loro. Con ostinazione, dolore e persino ironia: tutto quello che nei documenti legali non potrà mai trovare spazio. Diego De Silva lascia riposare il suo personaggio più amato, l’«avvocato d’insuccesso» Vincenzo Malinconico, per consegnarci un grande romanzo sulla fine dell’amore.
«L’amore non è una storia, ma due». Per questo Fosco e Alice hanno affidato ai loro rispettivi avvocati le parole che non sanno dirsi, lasciandosi. Alice aspira a una conclusione drammatica, come se un grande amore si misurasse dalle ferite, dal male che è possibile farsi. Vuole enfasi, conflitto, palcoscenico. Fosco è più morbido, quasi passivo, incline ad accettare qualsiasi condizione. E alla fine, come in tutte le separazioni, le loro posizioni si tradurranno in documenti mortificanti, che nulla dicono perché nulla sanno di una vita insieme. Che riassumono il dolore, e anche la gioia, in parole povere. Per riscrivere con una dignità diversa i titoli di coda della loro storia, decidono allora di ritirarsi in una casa amata, tra i fantasmi dal passato e di ciò che è stato tradito, che siano gli anni felici dell’infanzia, quel tempo bello in cui s’impara il mondo, gli amici di sempre o il loro stesso legame. Trovarsi lì, in quella casa, significa anche cercare un fuoco comune: il loro fuoco. Significa attraversare in due i rimpianti fino a esaurire la sofferenza, estrarre dalle macerie del tempo ciò che rimane vivo e trovare la forza di andare addosso alle cose, persino quando fanno paura. Senza rinunciare all’ironia che lo contraddistingue, come modo di illuminare ciò che conta, Diego De Silva riesce a raccontare con forza, attraverso le voci di Fosco e Alice, le speranze, le delusioni, le felicità sepolte, il complicato groviglio di sentimenti che accompagnano da sempre la fine di un amore.
Nella fine di un amore può esserci speranza. In questo libro Diego De Silva ci propone proprio questa chiave di lettera dell'amore. E' possibile amare una persona e lasciarla andare. Questo romanzo è potente come tutte le storie che Diego De Silva ci regala, è inaspettato perché, leggendolo, non abbiamo idea di come finirà, è intenso perché l'amore si percepisce, e con esso, tutte le contraddizioni che comporta. E' un piacere leggere i guizzi stilistici dell'autore prestati alla voce di protagonisti così ben raccontati.
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Questo libro è struggente per quanto è vero, descrive la fine di una storia cogliendone ogni sfaccettatura e ogni contraddizione che si porta dietro, senza mai cadere nel banale e nel retorico.
Mi dispiace, ma questo libro proprio non mi è piaciuto. Ho apprezzato De Silva per molti dei suoi lavori. Il suo stile leggero, ironico e riflessivo mi piace. Sono cose che mi sarei aspettato di ritrovare in questo romanzo, ma a quanto pare... L'ho trovato un romanzo "forzato" (specie nei dialoghi) con flussi di pensieri continui che, almeno a mio parere, non arrivavano a niente. In conclusione: una noia mortale.
Molto miele, a volte un po' stucchevole. Le parti migliori sono quelle in cui l'ansia di una e l'apatia dell'altro si affrontano in duello. Il dubbio del ricongiungimento si insinua e pervade la storia conferendole tensione e profondità.
Recensioni
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