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Anno edizione: 2009
Anno edizione: 2010
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Uno dei libri più belli che abbia mai letto Consigliatissimo Come se 3 romanzi diversi convivessero in un solo libro
Uno dei grandi Capolavori della letteratura sudamericana, e probabilmente del Novecento, surrealista, profetico e crudo, Ernesto Sabato conduce il lettore in una Buenos Aires oscura, poliforme e labirintica. L’asse portante è la storia d’amore, tormentata e folle, tra Martin e Alejandra a cui si sovrappongono diramazioni filosofiche che sfociano in drammi, catastrofi e illusioni, molto alla EA Poe, capaci di scavare gli angoli più reconditi dell’essere umano.
Da un incontro tra un ragazzo timido, introverso, molto riflessivo, e una ragazza strana e spregiudicata nasce una storia d'amore singolare e che avrà un finale tragico. Non trovo niente di erotico all'interno di questo rapporto, mi sembra tutto confinato al puro amore platonico. Martìn ama Alejandra devotamente, lei trova in lui un punto d'appoggio, da cui poter spiccare il volo per una vita trasgressiva. A dir la verità la trasgressione di Alejandra la si può solo intuire, perchè alla fine il suo rapporto con uomini anziani e potenti, come il suo rapporto con il padre, rimangono irrisolti, poco chiari, sospesi in una nuvola di incertezza e ambiguità. In realtà Sabato utilizza la storia come spunto per poi evadere e spaziare su tutto il suo universo, dalla fede, all'amore, dalla politica all'estetica, dalla letteratura al calcio. Per questa ragione questo romanzo che il grande centenario ( n. giugno 1911, m. il 30 aprile di quest'anno) impiegò anni a scrivere tra continui rimaneggiamenti diventa un gran contenitore in cui trovi cose preziose (indimenticabile l'incontro tra Bruno, Martìn e il mitico Borges) e cose assolutamente pesanti e ai limiti dell'illeggibilità, ad esempio tutto il capitolo dodici del "Drago e la principessa" con quella storia di guerra civile di cui noi europei non conosciamo una virgola e che, personalmente, ritengo si possa saltare di sana pianta, perchè ha pochissima attinenza con il resto del romanzo. Un discorso a parte merita "Rapporto sui ciechi", gotico e lovecraftiano, un libro nel libro, a cui darei assolutamente il punteggio massimo. Insomma, se devo dire la verità, pur trovandolo un ottimo libro, non griderei al capolavoro.
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