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Anno edizione: 2012
Anno edizione: 2020
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stupendo e illuminante
ottimo libro, contiene ottimi spunti per delle riflessioni importanti
Sono in dubbio, sapete? E credo che al Feynman de “Il senso delle cose” non spiacerebbe poi molto questo mio titubante inizio. Poiché è proprio il dubbio, l’incertezza, il fil rouge degli argomenti trattati in questo libro. In “Il senso delle cose” sono raccolti i testi di tre conferenze che il Premio Nobel per la fisica Richard P. Feynman tenne all’Università di Washington nel 1963 e durante le quali discusse della natura della scienza, del rapporto tra scienza e religione e del rapporto tra scienza e politica. Ma, dicevo, sono in dubbio su quale possa essere, a conti fatti, il mio giudizio globale su questo libro da cui mi aspettavo tanta buona scienza ma dove in realtà, di scienza, ce n’è ben poca. Ad ogni buon modo, ho amato ogni parte del testo nel quale Feynman spiega, con quel suo modo affabile e spontaneo, perché ritenga il dubbio l’approccio fondamentale per il progresso scientifico. Esorta fisici e scienziati a considerare l’incertezza non come un concetto da temere ma come una leva per migliorarsi. E ci ricorda come un tempo mettere in discussione una nozione ormai assodata fosse difficile ed oltremodo estremamente pericoloso. “C'è voluta una lotta di secoli per conquistarci il diritto al dubbio, all'incertezza: vorrei che non ce ne dimenticassimo e non lasciassimo pian piano cadere la cosa”. Interessanti sono inoltre i suoi ragionamenti a supporto della relazione tra scienza e religione, che egli ritiene necessariamente conflittuale. Feynman prende in considerazione in primis lo scienziato come persona, dichiarandolo improbabile di appartenere a qualsiasi credo metafisico e, in un secondo tempo, amplia il concetto all’intero “mondo della religione” indagandone non solo il (suo) presente ma, soprattutto, il passato. “Si scatenò una battaglia furibonda quando si scoprì che la Terra ruota sul suo asse e attorno al Sole; questo non era previsto dalla religione del tempo. Al termine del confronto la religione si ritirò dalle sue posizioni e abbandonò il geocentrismo, ma alla fine della ritirata non ci fu alcun cambiamento nella morale religiosa”. Decisamente meno brillante e convincente, a mio avviso, è Feynman quando parla rapporto tra scienza e politica, quando punta e ripunta il dito verso la Russia (di cui, si percepisce, teme l’influenza) e quando critica la società del tempo, presumibilmente condizionato dal periodo storico che stava vivendo. Arrivata sin qui, sciolgo i miei dubbi: ve lo consiglio? Si, perché “Il senso delle cose” è una lettura piacevole, durante la quale si respirano la simpatia e la nota cordialità di Feynman ed è un testo prezioso e ricco di ottimi spunti. Ma non è certo questo un libro che rende omaggio come si deve al grande fisico che fu Richard P. Feynman.
Recensioni
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