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Anno edizione: 2006
Anno edizione: 2019
Anno edizione: 2019
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Con questo libro Banana Yoshimoto torna al genere che a mio parere le è più congeniale, vale a dire il racconto. Certo bisogna sottolineare che ormai si è un po’ persa la freschezza che caratterizzava i suoi primi testi come Kitchen o Lucertola ma fortunatamente è stato abbandonato anche il periodo “esterofilo”: dopo la parentesi egiziana di Sly e quella sudamericana de La piccola ombra, finalmente possiamo tornare ad immergerci nei paesaggi e nelle atmosfere tipiche del suo Giappone. Come in tutti i testi di questa scrittrice la trama è facilmente riassumibile, nei libri della Yoshimoto non succede poi molto, essenzialmente la narrazione si basa sulla descrizione di stati d’ animo non di fatti. In questi cinque racconti le protagoniste sono altrettante giovani donne, che per diversi motivi si trovano in un momento di stallo; la situazione è però destinata a sbloccarsi attraverso l’ incontro con l’ altro. I racconti sono posizionati all’ interno del libro in modo da dare la sensazione di un crescendo: dal primo, La casa dei fantasmi, all’ ultimo che dà il titolo alla raccolta; la psicologia e il carattere delle protagoniste emerge con una forza sempre maggiore, tanto che, una volta immersi nel racconto ci si sente come se anche in noi ci fosse un po’ di Mimi o di Tomo-chan. L’ atmosfera che fa da sfondo è quella di un autunno-inverno ovattato, che rispecchia il torpore che avvolge le protagoniste, dove il colore dorato delle foglie di ginko cadute per terra contrasta con quello grigio cupo del cielo nuvoloso. Il linguaggio è come al solito semplice, soprattutto nei dialoghi che risultano assolutamente naturali, tanto da non apparire volgari malgrado siano talvolta piuttosto espliciti. Questa semplicità è in forte contrasto con il linguaggio quasi poetico che viene usato per descrivere i paesaggi o le emozioni, che emergono vividamente come in un haiku (“Vivere così, in questa città dove non sono nessuno, sballottata qui e là come una medusa, nel colore trasparente del cielo che dall’ autunno passa all’ inverno” ). Attraverso il flusso di parole il dolore dei personaggi emerge con una chiarezza tale da raggiungere immediatamente il lettore. I cinque racconti oltre ad essere legati tra loro per la somiglianza degli stati d’ animo delle protagoniste presentano anche degli elementi ricorrenti che, in un gioco di rimandi da una parte all’ altra del libro, danno al tutto maggior coesione. Tra questi elementi il cibo ricopre, come spesso accade nei libri di Banana Yoshimoto, un ruolo fondamentale: questi personaggi vanno al ristorante, studiano cucina, s’ innamorano o vengono avvelenati in mensa, si confidano e riflettono condividendo il pranzo.
Un filo conduttore che solo la Yoshimoto può trattare con una delicatezza ed una leggerezza indimenticabili... la rinascita dopo un forte dolore...la vita che riprende il sopravvento..l'istinto di sopravvivenza che riesce a farci superare le traversie della vita col sorriso sulle labbra..
Una scrittura delicata, ma al tempo stesso profonda ed incisiva, racconti che lasciano qualcosa: l'amarezza e la sofferenza dei personaggi, ma anche la speranza.
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