La regina dei sentieri

Nuovo appuntamento con Serena, chimica-detective creata dalla coppia Marvaldi-Bruzzone, alle prese con molteplici incombenze familiari, aspirazioni ad un ritorno alla vita lavorativa, amiche in crisi e… qualche omicidio che turba la quiete della campagna pisana! I sentieri del titolo sono quelli che portano a Bolgheri, terra di cantine e vini pregiati ed imprenditori che si contendono primati e riconoscimenti, tra tradizione ed innovazione ed esperimenti, ma altresì burle e tiri mancini. Ne sa qualcosa il marchese Crisante Oliveri Frangipane, capostipite e capo-padrone di una importante azienda vinicola: intenditore sopraffino ma anche autore di beffe in danno di quelli che, a suo dire, non fanno buon vino ma piuttosto discutibili miscugli. E la beffa più grande sembra farla anche ai suoi stessi figli, quando sparisce misteriosamente in una domenica pomeriggio lasciare tracce e senza dare notizie di sé per diversi anni… Ma non di sparizione si tratta, quanto piuttosto di un delitto che verrà scoperto casualmente a distanza di dieci anni e che rinnoverà la collaborazione tra la sovrin-tendente Corinna Stelea e Serena, che, per l’occasione, riprenderà la sua attività di sommelier e potrà nuovamente mettere a frutto le sue non comuni doti olfattive. Brillante e dinamica, la narrazione conferma la cifra stilistica degli autori, coniugando lo sviluppo della vicenda con brevi dissertazioni, che permettono di inquadrare meglio alcuni profili tecnici del mondo vitivinicolo e del caso in esame: c’è parecchia chimica (un po’ come era già ne “la carta più alta” in quel di Pineta, con il buon Massimo Viviani) e c’è un po’ di caos universitario, con la stanchezza di Virgilio, marito di Serena e professore alle prese con l’incessante burocratizzazione degli atenei. Al centro, Corinna e Serena: solo apparentemente diverse ma accomunate da rigore e dedizione per le proprie attività e, magari, anche dalla volontà di aprire nuovi capitoli e nuove prospettive di vita.

Carino

Io che sono astemia pensavo di annoiarmi leggendo un libro così ricco di riferimenti dedicati al vino, invece le penne sempre brillanti di Malvaldi e Bruzzone rendono l'argomento gradevole anche ai non addetti ai lavori. E poi il finale è sorprendente, non ci avevo proprio pensato.