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Anno edizione: 2018
Anno edizione: 2017
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Scritto nel 1928, romanzo della maturità della Wharton , "I ragazzi" è secondo me un'opera di grande modernità, dove lo sguardo attento dell'autrice riesce a cogliere e rendere i veloci cambiamenti in atto nella sua epoca. Il libro si apre con l'incontro tra un maturo signore, l'ingegnere Martin Boyne, in viaggio in nave da Algeri a Venezia per raggiungere la sua futura sposa,Rose Sellars, ed un gruppo di sette ragazzini (oggi la chiameremmo una famiglia allargata) variamente imparentanti tra loro, con almeno un genitore in comune, che viaggiano, accompagnati soltanto dalla governante, mentre i genitori si divertono in giro per il mondo. A guidare i ragazzi c'è Judith, la sorella maggiore, appena sedicenne, che funge da riferimento e guida per la piccola "tribù", estremamente affiatata ed unita. E mentre i loro genitori, eterni bambini, aiutati anche dalla moderna medicina che ha "trovato il modo di farli tornare giovani" (come dice il piccolo e saggio Terry), vagano per il mondo, giocando a prendersi e lasciarsi, i ragazzi hanno come obiettivo principale quello di restare uniti.La penna della Wharton tratteggia il nascere dell'attrazione di Martin per la giovane Judith con estrema maestria e delicatezza. Nulla è esplicito, tutto è sottilmente accennato, sfumato, eppure nettamente percepibile. Sullo sfondo si muove una società di adulti-bambini, genitori dei ragazzi protagonisti, alle prese con brevi matrimoni e travagliati divorzi, tanto ricchi quanto superficiali, nelle mani dei quali i figli diventano soltanto "un osso da contendersi" ed ottenere la loro custodia è piuttosto un "prenderne possesso". Nulla di una società in rapido cambiamento sfugge allo sguardo acuto ed ironico della Wharton, dalla standardizzazione della bellezza al nascere dei nuovi metodi educativi che sembrano più improntati alla teoria che al buon senso. In sintesi: un libro ricco di spunti di riflessione, che per molti aspetti non dimostra i suoi quasi cento anni.
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