Queer

Da questo libro è stato tratto l'omonimo film di Luca Guadagnino, presentato all'81ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia

«Nel teatro buio Lee sentiva il proprio corpo tendere verso Allerton come una proiezione protoplasmatica ameboide che si sforzava, con cieca fame da verme, di entrare nel corpo dell’altro».

In una sterminata suburra, che Burroughs avrebbe poi definito «Interzona», e che qui va da Città del Messico, capitale mondiale del delitto («il cielo di quella speciale sfumatura d’azzurro che si intona tanto bene con gli avvoltoi volteggianti»), a Panama, Lee, alter ego dello scrittore, tesse la sua amorosa tela intorno a Allerton, un giovane ambiguo, indifferente come un animale. Si aggira in locali sempre più sordidi, bazzicati da una fauna putrescente, e così divagando, picaro alieno, ci regala schegge del suo nerissimo humour. Con questo romanzo, che risale agli inizi degli anni Cinquanta – e che viene qui presentato in una nuova edizione condotta sui manoscritti originali –, affiora per la prima volta il paesaggio allucinato che oggi ormai porta il nome di Burroughs.