Pappagalli verdi. Cronache di un chirurgo di guerra

Con pochissime date, è un flusso di coscienza in zone di guerra. Rabbia, e tanta, dolore, impotenza e insieme gioia, euforia, sincere risate. Come in Perù: ha piovuto da matti, strade sterrate, "venti minuti per fare due chilometri, quasi rimpiango il traffico di Milano" (pag. 93). Ti commuove sul Kurdistan iracheno, erano piombate dal cielo le Valmara 69, le mine anti-uomo italiane lanciate dagli elicotteri di Saddam Hussein: "Messaggi in codice, posti di blocco, zone off-limits, tensione, a volte pericolo. Ma a fianco degli amici curdi mi sento a casa" (pag. 62). O a Kabul, nell'attacco dei mujaheddin ora feriti in ospedale: "Prima i bambini e le donne!", urla Gino. "Perché avrei dovuto dare la priorità a chi mi stava sparando addosso fino a mezz'ora prima? [...] Ma era solo una specie di vendetta, il trasformarsi da medico in giudice spietato" (pag.58). Scrivere dei propri sbagli: non sarai mai un giudice, Gino! Pubblicato nel 1999, è attualissimo.

Un libro indimenticabile e necessario. I tragici orrori della guerra e la grande umanità di chi sceglie di dedicare la propria vita ad aiutare il prossimo.

Assolutamente necessario leggere.