Il mio nome è Asher Lev

La formazione di un artista e del suo universo creativo individuale all'interno di un'ambiente completamente permeato e nutrito da una secolare  tradizione religiosa. L'interrogativo fondamentale del testo è: per essere sé stessi fino in fondo nella verità della propria vita bisogna essere disposti a ferire le persone che amiamo? O dobbiamo amputare una parte di noi per non fare loro del male? Se essere fino in fondo noi stessi reca il peso di aver fatto soffrire chi ci ama e di essere quindi separati da loro, amputarci non ci conduce all'infelicità, intesa come una percezione intensa di incompletezza interiore?

Quanto pesa l'educazione con cui è stato costruito il proprio io, sulle nostre vite? Quanto, nelle scelte, si lasciano subdolamente infiltrare il parere delle autorità e le convenzioni della tradizione? Quanto si è consapevoli della riuscita o mancata espressione della propria indole? La tua vera natura è quella che stai portando avanti nel tuo quotidiano? Ambientato nell'America di una famiglia ebraica non scevra di contraddizioni tra ruoli in società e spinte individualistiche e titaniche, la storia di Asher Lev è quella di un bambino che nelle sue passioni coglie l'aspetto più sopito, ingenuo ed entusiasmante di ognuno di noi. Potok palesa la necessità incessante della ricerca, seppur dolorosa, di altri mondi, perché gli anni felici non tornano mai: la sola possibilità di continuare a vivere nutrendo speranza è quella della consapevolezza del mutamento, a cui ognuno deve prender parte con l'affermazione del proprio labile essere.