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Anno edizione: 2024
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Non è stata una lettura facile, mi aspettavo molto di più, ma devo dire che l'ho letto più per le vicende dello scrittore che per il racconto. Probabilmente le mie difficoltà nel comprendere la questione israeliano-palestinese mi hanno lasciato un po' interdetta, l'ho trovato un po' sconclusionato e senza un filo conduttore tra Nur e Ur e i desideri di ciascuno, seppure si trattasse del protagonista e della sua maschera. Mi aspettavo di trovare il racconto della Maddalena, piuttosto che la parte propedeutica alla realizzazione del romanzo sulla Maddalena...ma potrebbe esserci un sequel! Lo consiglio a chi apprezza la letteratura araba che a mio parere è scarna e poco coinvolgente e a chi sente particolarmente viva la questione palestinese.
Nur è un giovane palestinese, vive in un campo profughi vicino a Ramallah. Ha un caro amico, detenuto in un carcere israeliano, con una condanna per terrorismo, come l'autore del romanzo. Sin da bambino è stato preso in giro per il suo aspetto: è biondo, non sembra un palestinese, ma un ashkenazita. Dopo aver studiato archeologia, e fatto mille mestieri per pagarsi gli studi, trova per caso una carta di identità di un cittadino israeliano più o meno suo coetaneo, con un nome molto simile al suo, e decide così di assumerne l'identità, trasformarsi in Ur, e andare a fare uno scavo archeologico con una fondazione americana, nei pressi di Megiddo, la collina campo di mille battaglie e dove si terrà lo scontro finale tra il Bene e il Male, l'Armageddon. Il suo scopo è raccogliere informazioni per scrivere un romanzo su Maria Maddalena (una specie di risposta palestinese al Codice da Vinci di Dan Brown), che, secondo ricerche recenti, sarebbe stata sepolta proprio dove sorgeva un centro abitato dai soldati nella VI legione romana, in epoca moderna Lajjun. Lajjun negli anni precedenti il 1948 era un villaggio abitato da musulmani, cristiani ed ebrei, ma durante la Nabka venne raso al suolo e sui resti archeologici vennero piantati alberi e coltivati i terreni. Nur/Ur si trova dunque ad avere una doppia identità, e le due personalità si combattono e discutono nella sua testa. Il gruppo di archeologi è formato da stranieri, ma ci sono, tra le altre, due donne: una ebrea israeliana e una araba israeliana. Ur è attratto dalla prima, Nur dalla seconda, e insieme i tre personaggi costituiscono le anime, le diverse culture e i diversi atteggiamenti e mentalità di chi vive in Israle e nei Territori occupati (l'ashkenazita di sinistra, la sefardita di destra, l'araba israeliana e il palestinese). E' un romanzo originale e molto interessante.
TITOLO: Una maschera color del cielo AUTORE: Bassem Khandaqji TRADUZIONE: Barbara Teresi PAGINE: 240 “𝘜𝑛 𝑛𝘰𝑚𝘦 𝘱𝑢𝘰̀ 𝘳𝑒𝘯𝑑𝘦𝑟𝘵𝑖 𝑖𝘯𝑣𝘶𝑙𝘯𝑒𝘳𝑎𝘣𝑖𝘭𝑒 𝑒 𝑢𝘯𝑎 𝑚𝘢𝑠𝘤ℎ𝘦𝑟𝘢 𝘱𝑢𝘰̀ 𝘥𝑜𝘯𝑎𝘳𝑡𝘪 𝘭’𝘪𝑚𝘮𝑢𝘯𝑖𝘵𝑎̀”. Questo romanzo contiene in sé parecchie particolarità, in primis perché con esso il suo autore ha vinto l’International Prize for Arabic Fiction, il più prestigioso riconoscimento per la letteratura di lingua araba, nonostante si trovi recluso da venti anni in un carcere israeliano per essere accusato di aver preso parte ad un attentato nel 2004 a Tel Aviv. Originale è, poi, la stessa costruzione del romanzo, in cui si assiste ad un protagonista dalla doppia identità che ha in programma di approfondire gli studi su una delle figure più controverse dei Vangeli, Maria Maddalena. Nur Mahdi alShahdi è un palestinese nato in un campo profughi vicino a Ramallah, che ha tratti somatici più simili a quelli di un ebreo che non di un arabo e ha imparato l’ebraico e l’inglese perfettamente. La vita del campo gli sta stretta, come asfissiante è il silenzio del padre che non rispecchia il suo carattere combattivo, e l’occasione di una svolta si presenta quando, oltre alle sue sembianze, sarà in grado di poter portare una maschera che diventerà (non senza peso) la sua seconda pelle, assumendo l’identità di un giovane israeliano, Ur Shapira, la cui carta d’identità è stata smarrita in una giacca acquistata da Nur in un mercatino dell’usato. “𝐿𝑢𝑖 𝑒𝑟𝑎 𝑛𝑎𝑡𝑜 𝑑𝑎𝑙𝑙𝑎 𝑚𝑜𝑟𝑡𝑒 𝑑𝑖 𝑠𝑢𝑎 𝑚𝑎𝑑𝑟𝑒, 𝑝𝑒𝑟 𝑣𝑖𝑣𝑒𝑟𝑒 𝑎𝑙𝑙’𝑜𝑚𝑏𝑟𝑎 𝑑𝑖 𝑢𝑛 𝑝𝑎𝑑𝑟𝑒 𝑡𝑎𝑐𝑖𝑡𝑢𝑟𝑛𝑜 𝑐ℎ𝑒 𝑎𝑣𝑒𝑣𝑎 𝑠𝑐𝑒𝑙𝑡𝑜 𝑑𝑖 𝑚𝑜𝑟𝑖𝑟𝑒 𝑎 𝑝𝑜𝑐𝑜 𝑎 𝑝𝑜𝑐𝑜. 𝐿𝑎 𝑙𝑜𝑟𝑜 𝑒𝑟𝑎 𝑢𝑛𝑎 𝑟𝑒𝑙𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒 𝑑𝑖𝑠𝑓𝑢𝑛𝑧𝑖𝑜𝑛𝑎𝑙𝑒 𝑒 𝑚𝑎𝑙𝑎𝑡𝑎, 𝑢𝑛 𝑟𝑎𝑝𝑝𝑜𝑟𝑡𝑜 𝑖𝑛 𝑐𝑢𝑖 𝑁𝑢𝑟 𝑛𝑜𝑛 𝑎𝑣𝑒𝑣𝑎 𝑚𝑎𝑖 𝑣𝑖𝑠𝑡𝑜 𝑡𝑟𝑎𝑐𝑐𝑖𝑎 𝑑𝑖 𝑝𝑎𝑡𝑒𝑟𝑛𝑖𝑡𝑎̀”. Grazie a questa preziosa carta d’identità sionista di colore azzurro Nur/Ur riesce a prendere parte ad uno scavo archeologico entrando in contatto con diversi personaggi e ideologie, non senza sentire il peso del proprio tradimento e intessendo un fitto e delirante dialogo tra lui e il suo doppio, e colloquiando a senso unico con l’unico amico recluso in carcere, Modur, che rappresenta allo stesso tempo il suo alter ego e la sua coscienza interiore. Un ruolo importante riveste in questo romanzo il potere della scrittura, come strumento per capire e non dimenticare, e, altresì, l’importanza dell’archeologia nella storia di un popolo; un aspetto, in questo caso, dolorosamente legato alla tragicità degli eventi che hanno insabbiato e nascosto reperti di una vita che è stata cancellata per essere poi letteralmente sostituita da un altro vissuto che cerca la sua legittimazione. Un percorso articolato alla ricerca della propria identità e della forza di riaffermazione della stessa, dei suoi valori e dell’individualità di un popolo che, seppur privato di tutto, ha ancora la forza di resistere.
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