Attore statunitense. Espulso da diverse scuole, inclusa un'accademia militare, e invitato dal padre a scegliersi un mestiere, decide di diventare attore (la madre gestiva una piccola compagnia teatrale). Trasferitosi a New York, studia alla New School e all'Actor's Studio dove, sotto la guida di S. Adler e L. Strasberg, si dedica in maniera maniacale al metodo di Stanislavskij, che porterà il suo stile recitativo a profondità inedite. Nel 1947 E. Kazan mette in scena a New York Un tram che si chiama desiderio di T. Williams, con B. nella parte di Stanley Kowalski: la sua interpretazione è così intensa e coinvolgente da impressionare le platee e i produttori di Hollywood, che cominciano a corteggiarlo. Il debutto sullo schermo avviene nel 1950, con Uomini di F. Zinnemann, nel quale impersona un reduce paraplegico. È però la versione cinematografica del dramma di T. Williams, diretta sempre da E. Kazan nel 1951, che gli porta la prima nomination all'Oscar e che fa di lui un divo impenetrabile e affascinante. Anche i due ruoli successivi, in Viva Zapata! (1952) di E. Kazan e in Giulio Cesare (1953) di J.L. Mankiewicz, sono premiati con una nomination. Assurto a icona della gioventù ribelle interpretando il fiero motociclista con il giubbotto nero in Il selvaggio (1953) di L. Benedek, nel 1954 ottiene la definitiva consacrazione, ricevendo finalmente l'Oscar per il personaggio dell'ex pugile in Fronte del porto di E. Kazan. Nel periodo 1955-70 va incontro a qualche delusione professionale, scegliendo ruoli ben al di sotto delle sue capacità: vale la pena di ricordare solo Sayonara (1957) di J. Logan, per il quale viene candidato all'Oscar, e Gli ammutinati del Bounty (1962) di L. Milestone. La sua «rinascita» è legata alla memorabile interpretazione di Vito Corleone in Il Padrino (1972) di F.F. Coppola, film per il quale vince un altro Oscar (non ritirato in segno di protesta) e allo scandaloso Ultimo tango a Parigi (1972) di B. Bertolucci, in cui è un uomo maturo, dal passato intricato e complesso, che sfoga la propria inquietudine in un rapporto di animalesca passionalità con una giovane donna, dalla quale verrà ucciso quando cercherà di istituire un rapporto più profondo. Dopo essere stato l'enigmatico capitano Kurtz in Apocalypse Now (1979) di F.F. Coppola, si ritira su un'isola nel Pacifico. Ricompare nel 1988 in Un'arida stagione bianca di E. Palcy (nomination all'Oscar). Panciuto psichiatra al fianco di J. Depp, sembra ritrovare nell'eccentrico Don Juan De Marco maestro d'amore (1995) di J. Leven il magnetismo che ha fatto di lui il modello per generazioni di attori e il simbolo incontrastato del cinema americano dagli anni '50 in poi. In Il coraggioso (1997), diretto oltre che interpretato da J. Depp, trova un ruolo che sintetizza simbolicamente il suo critico distacco da Hollywood: è infatti un laido regista di snuff-movie che offre soldi a un indiano povero affinché accetti di farsi torturare e uccidere davanti alla macchina da presa. (ec)