Claudio Cerasa, il Foglio: “Baggio, Pantani, Zazza e riga al centro. Ivan Zazzaroni è riuscito a diventare uno dei giornalisti sportivi più famosi d’Italia senza aver avuto il bisogno di inventarsi uno stile, senza aver avuto il bisogno di rivoluzionare il giornalismo, senza aver avuto neanche la necessità di dimostrare a tutti i costi di essere il più bravo, il più intelligente, il più simpatico, il più colto, il più estroverso e il più indipendente di tutti gli altri giornalisti messi insieme. Al massimo, Zazza ha dimostrato di essere un fico. Zazzaroni ha fatto una cosa che nessun altro giornalista sportivo è riuscito a fare finora in Italia (cosa molto diversa dal dire che nessuno ci stia provando). Zazza ha inventato un brand, una sorta di marchio sportivo (il più delle volte di qualità); un brand un po’ glamour, un po’ inside, molto informato, molto serioso ma per niente noioso. Zazzaroni non è noioso perché scherza su di sé, perché sa perfettamente che per un periodo nemmeno troppo breve mentre nelle trasmissioni televisive c’era chi veniva invitato in quota Sacchi (tipo Ancelotti), chi in quota Maradona (tipo Giannì Minà), chi in quota donne e motori (tipo Claudia Peroni), chi in quota Roberto Mancini (Franco Rossi), c’era chi come Zazza era il classico giornalista in quota “Roberto Baggio”, e non c’è certo da vergognarsene. Zazzaroni, oltre a essere bello, bravo e intelligente, è uno degli unici giornalisti sportivi in circolazione che non annoia gli appassionati di sport per due motivi: perché Zazza ha quasi sempre una sua idea e perché comunque tra settimanali, mensili, radio, tv, Quelli che il calcio, Guerin sportivo e Radio Deejay, Zazza non dà proprio il tempo di annoiarsi, perché lui prende e dopo un po’ cambia tutto. Con i giornali è andata più o meno così; prima di accorgersi che la carta stampata sportiva – cosa di cui è ancora convinto – fosse completamente da prendere e buttare via, Zazza guadagnava un sacco di soldi con la stampa; però, pensava, con la televisione, Internet, blog, radio, i giornali a che diavolo servono ancora se non riescono a dire nulla di più? Zazzaroni ha quindi iniziato con la tv, con la Rai, con Quelli che il Calcio, con i Mondiali del 2002, con Radio Deejay e anche con il programma Ballando sotto le stelle, dove però, proprio perché si divertiva molto, Zazza aveva capito che c’era qualcosa che non andava. Ma lo zazzaronismo, in Italia e nel mondo dello sport, è un fenomeno piuttosto a sé, perché è un giornalismo urlato a bassa voce, un mauriziomoschismo senza bombe, senza fumo, senza sciarpe, senza notizie finte, ma con molte analisi credibili e interessanti. Lo zazzaronismo è un brand che riesce a mettere insieme Roberto Baggio, Marco Pantani (di cui ha scritto un altro libro assieme a Davide Cassani e Pier Bergonzi) e la riga al centro (sulla quale Zazza potrebbe scrivere un saggio).
fonte: www.deejay.it