Storico dell'arte e scrittore italiano.
Nasce a Roma nel 1918 da Clelia Urbinati e Aldo Briganti.
Suo padre, Aldo (1893-1965), mercante colto, umanista, è anch’egli storico dell’arte.
Il 22 giugno 1940 Giuliano si laurea in Lettere con indirizzo storia dell’arte medievale e moderna all’Università La Sapienza di Roma con Pietro Toesca con una tesi su Pellegrino Tibaldi, pittore bolognese del Cinquecento.
La tesi prenderà la forma di un vero e proprio saggio monografico edito dalla casa editrice Cosmopolita, nel 1945, alla fine della II guerra mondiale, con il titolo Il Manierismo e Pellegrino Tibaldi.
L’attività di Briganti studioso e critico d’arte inizia molto presto, a meno di vent’anni: al 1937 risalgono i primi scritti d’arte sul mensile “La Ruota”.
Su questa rivista, della quale è redattore, scrive diversi testi e collabora fino al numero del febbraio-marzo 1941.
Dal 1938 pubblica saggi e recensioni su “La Critica d’Arte”, la rivista d’arte fondata da Carlo Ludovico Ragghianti e Ranuccio Bianchi Bandinelli.
Nel 1942 collabora a “Primato”, la rivista di Giuseppe Bottai.
Nell’estate del 1943 viene assunto come critico d’arte del “Popolo di Roma”, il quotidiano romano diretto da Corrado Alvaro. Resterà al giornale per poco tempo, non più di un mese e mezzo.
L’attività di scrittore sulle riviste e sui giornali accompagnerà Giuliano Briganti per tutta la vita, divenendo una costante della sua vita intellettuale.
Dal 1965 al 1968 scriverà ogni settimana, la rubrica dell’arte su “L’Espresso” prendendo il posto che era stato di Lionello Venturi prima e di Carlo Ludovico Ragghianti poi.
Dal gennaio 1976 sarà il critico d’arte de “la Repubblica”, il giornale fondato da Eugenio Scalfari.
Scriverà sul quotidiano per sedici anni, fino al novembre 1992.
L’ultimo scritto risale al 18 novembre 1992, un mese prima della morte.
Due gli uomini che Briganti ha espressamente scelto quali suoi maestri: Carlo Ludovico Ragghianti e Roberto Longhi, grande amico del padre, Aldo Briganti.
Di Roberto Longhi sarà segretario, nello studio di via Benedetto Fortini 30 a Firenze, dal 1941 al 1943.
Dal 1950, accanto a Francesco Arcangeli, Ferdinando Bologna e Federico Zeri, fa parte della redazione della neonata rivista “Paragone Arte”, fondata da Longhi. Briganti vi scriverà importanti saggi sulla pittura del Seicento italiano fino al 1961 e dieci anni dopo, nel gennaio 1972, uscirà definitivamente dalla redazione, in disaccordo con la conduzione della rivista.
Gli anni Sessanta sono molto intensi per lo studioso. Nel 1961 pubblica La maniera italiana. Nel 1962 il volume su Il Palazzo del Quirinale uscito lo stesso anno del Pietro da Cortona.
Nel 1966 prende finalmente una forma definitiva quello studio su Gaspar van Wittel iniziato con un piccolo scritto su “La Critica d’Arte” nel 1940 da uno studioso appena laureato e proseguito nel 1943 e ancora nel 1947 con la voce Wittel, Gaspar Adriaensz van sul glorioso dizionario tedesco di Thieme e Becker.
Nel 1979 cura la mostra dedicata a Giorgio De Chirico e alla Metafisica, dal titolo La pittura metafisica, a Palazzo Grassi a Venezia. Nel 1991 pubblica i due volumi del Catalogo Generale dell’opera di Filippo De Pisis. Dell’opera di De Chirico Briganti aveva cominciato ad occuparsi, fin dal 1971 quando lo stesso Maestro della Metafisica gli aveva chiesto di partecipare alla redazione del proprio Catalogo Generale.
Biografia tratta dal sito giulianobriganti.it