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Anno edizione: 2016
Anno edizione: 2013
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"Lettere a Theo" di Vincent Van Gogh offre un'intima finestra sull'anima e l'arte di uno dei più grandi pittori della storia. Attraverso queste lettere, Van Gogh dipinge il suo mondo interiore con una sincerità commovente, rivelando le sue lotte, passioni e visioni artistiche uniche. La profondità emotiva e la ricchezza delle sue parole ispirano e affascinano, mentre offrono una preziosa comprensione del suo genio creativo e della sua travagliata vita. Tuttavia, alcune parti potrebbero risultare ripetitive o oscure per i lettori meno familiari con la sua vita e la sua arte.
“Lettere a Theo” è una raccolta epistolare che raccoglie gran parte della corrispondenza tra Vincent van Gogh e l’amato fratello Theo, dall’agosto 1872 fino al 27 Luglio 1890. Attraverso queste lettere è possibile ricostruire la vita del pittore, risalire agli eventi che più l’hanno scosso e capire la sua personalità. Quello che ne esce fuori è un quadro profondo, molto lontano dall’immaginario comune con cui di solito viene presentato: il genio pazzo che ha messo fine alla sua vita da eterno incompreso. La prima parte della sua giovinezza è dedicata quasi esclusivamente allo studio della religione e alla messa in pratica dei valori del Vangelo che cerca di diffondere alla comunità. Si allontana dalla fede “comune” quando comprende la falsità che si nasconde dietro la facciata di molti religiosi, in realtà lontani dai valori umani ma votati invece all’ipocrisia. La sua elevata sensibilità non lo rende adatto a nessuna delle tante professioni che intraprende. Tenta diverse strade ma tutte si rivelano fallimentari a causa della sua incapacità di adattarsi al conformismo. Questo non fa che peggiorare il difficile rapporto con il padre, pastore calvinista, già provato dalla visione religiosa totalmente differente dalla propria. Dal 1880 si dedica interamente ed esclusivamente alla pittura. Anche in amore non è fortunato. Si innamora non ricambiato di una giovane vedova, passione che si trasforma in ossessione. Dalle lettere si evince proprio la visione fantasiosa di questo amore illusorio che lo spinge anche a gesti discutibili. Successivamente accoglie presso di se una prostituta mal ridotta e incinta contro il volere di tutti. Se ne separa solo dopo la scoperta che d’altronde non era che un’arrivista mai pentita e per niente spinta da sentimenti puri nei suoi confronti. Nonostante abbia iniziato a dipingere tardi, Van Gogh ha lasciato oltre 900 dipinti e 1000 disegni, più schizzi di vario tipo. Questa la dice lunga sul suo talento incomparabile e ineguagliabile che esplode soprattutto dopo i primi segni della malattia. La sua arte è meticolosa. Lavora in modo estenuante per la ricerca di uno stile tutto suo che lo renda unico. Ci arriva dopo tanta sofferenza e fatica. Ma non è mai soddisfatto. È consapevole di possedere un talento fuori dal comune, eppure non riesce a vedere la bellezza nelle sue opere. Anche la critica è spietata e contribuisce a buttarlo nello sconforto. Ma non si arrende, anche in manicomio continua a dipingere e a pensare a soluzioni per poter completare i suoi studi. La natura lo attrae e lo avvolge con la sua potenza. Di giorno cerca la luce nell’oro nei girasoli, la notte nella luce delle stelle. Quello che più mi ha colpito dalla lettura di queste lettere intime è la sua profonda sensibilità e generosità verso gli oppressi. Sentimenti così elevati da spingerlo più volte a sacrificarsi nel vero senso della parola, sia nel corpo che nello spirito. Quasi come San Francesco, eterno amico degli ultimi. Un lato di lui che ignoravo completamente. Il suo essere fondamentalmente troppo buono, però, lo porta a subire continui attacchi dalla società. La sua diversità di vivere viene vista dagli altri come qualcosa da tenere lontano. Situazione che peggiora col manifestarsi della malattia. Nel 1889 viene addirittura internato senza una vera necessità, solo in seguito a una semplice petizione di cittadini timorosi. Non si oppone a questa richiesta assurda e insensata. Indignato e umiliato subisce le accuse a testa bassa solo per paura. Adotta una condotta saggia per evitare ogni clamore. Scrive: “Se non trattenessi la mia indignazione, verrei immediatamente giudicato un pazzo pericoloso”. Vincent sa di essere malato ma spera che prima o poi questa malattia del cervello passi. La sua preoccupazione maggiore è quella di non arrecare dolore e paura negli altri. L’unica persona che sembra amarlo davvero è suo fratello Theo. Theo non smette mai di mantenerlo, acquista colori e tele, paga l’affitto di varie abitazioni, si impegna nella vendita dei suoi quadri e cerca di creargli una rete di amicizie nel settore. Sarà Theo ad assisterlo anche negli ultimi giorni di vita. Morirà qualche mese dopo con la pena nel cuore. Dopo la lettura di queste intense lettere non posso che amare ancora di più la sua pittura e il suo genio creativo. Quello che più mi rammarica è di non essere ancora riuscita ad ammirare dal vivo le sue opere. Mi consola solo la certezza che quando questo accadrà non sarà un semplice “ammirare”. Conoscere un artista attraverso le sue memorie e testimonianze ti permette in qualche modo di comprenderlo e di apprezzarlo nel profondo. Solo così l’emozione sarà autentica e indimenticabile. A presto Vincent.
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