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Anno edizione: 2013
Anno edizione: 2013
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Indice
Le prime frasi del romanzo
Il ragazzo chiamato Corvo
– E cosí il denaro sei riuscito a trovarlo? – chiede il ragazzo chiamato Corvo. Il modo di parlare è il solito, un po' strascicato. Come di uno che si è appena svegliato dopo una lunga dormita e ha i muscoli della bocca ancora intorpiditi. Ma il suo è solo un atteggiamento: in realtà è perfettamente sveglio. Come sempre.
Io annuisco.
– Quanto?
Rifaccio un'altra volta il calcolo a mente, quindi rispondo: – Circa quattrocentomila yen in contanti. Poi c'è ancora qualcosa che posso prelevare con la carta. Naturalmente non credo che basti, ma almeno per ora dovrei farcela.
– Non è male, – dice il ragazzo chiamato Corvo. – Almeno per ora.
Io annuisco.
– Però questi soldi non li hai certo ricevuti da Babbo Natale, o sbaglio? – dice.
– No, – rispondo.
Il ragazzo chiamato Corvo si guarda intorno, storcendo leggermente le labbra in una smorfia ironica.
– Non sarà che provengono dal cassetto di qualcuno, qualcuno molto vicino?
Non rispondo. Lui sa benissimo di chi è quel denaro, è ovvio. Non sta cercando di strapparmi una confessione. Mi sta semplicemente prendendo in giro.
– Beh, pazienza, – dice il ragazzo chiamato Corvo. – Quei soldi ti servono. Ti servono davvero. Devi averli. Qualsiasi mezzo è lecito: chiederli, prenderli in prestito di nascosto, rubarli… In ogni caso sono soldi di tuo padre. Con quelli, almeno per ora, ce la farai. Ma quando avrai finito quei quattrocentomila yen, come hai intenzione di muoverti? I soldi non crescono spontaneamente nel portafogli come funghi di montagna. Avrai bisogno di mangiare, e di un posto per dormire. A un certo punto i soldi finiranno.
– Ci penserò quando sarà il momento, – dico.
– Ci penserò quando sarà il momento, – ripete il ragazzo, come soppesando le mie parole sul palmo della mano.
Io annuisco.
– Vuoi dire che cercherai un lavoro o qualcosa del genere?
– Forse, – dico.
Il ragazzo chiamato Corvo scuote la testa. – Ma quando imparerai qualcosa sulla vita? Come pensi che un ragazzo di quindici anni, in un posto lontano e sconosciuto, possa trovare un lavoro? Se non hai neanche finito la scuola! Chi ti darebbe un impiego?
Arrossisco leggermente. Sono uno che arrossisce subito.
– Mah, lasciamo perdere, – dice il ragazzo chiamato Corvo. – Non è il caso di fare un elenco dei problemi, prima ancora di cominciare. Ormai hai fatto la tua scelta. Adesso si tratta solo di metterla in pratica. E comunque sia, è la tua vita. Alla fine, sei solo tu a dover decidere.
Sí, comunque sia, questa è la mia vita.
– Ma d'ora in avanti, se non diventi piú tosto non ce la farai.
– Faccio del mio meglio, – dico.
– Certo, – dice il ragazzo chiamato Corvo. – In questi ultimi anni ti sei rafforzato molto, non si può negare.
Annuisco.
Il ragazzo chiamato Corvo continua:br>– Resta però il fatto che hai solo quindici anni. La tua vita è appena cominciata. Il mondo è pieno di cose di cui non sai niente. Cose che tu nemmeno ti immagini.
Siamo seduti come al solito l'uno accanto all'altro sul vecchio divano di pelle nello studio di mio padre. Al ragazzo chiamato Corvo questa stanza piace. Gli piacciono molto tutti i piccoli oggetti che ci sono. Adesso gioca con un fermacarte di vetro a forma di ape che ha tra le mani. Naturalmente, quando mio padre è in casa si tiene alla larga.
– Però, qualsiasi cosa succeda, – dico, – devo andarmene di qui. Su questo non si discute.
– Lo credo anch'io, – conviene il ragazzo chiamato Corvo. Posa il fermacarte sul tavolo, e incrocia le mani sulla nuca. – Però non pensare che questo risolverà tutto. Non per raffreddare il tuo entusiasmo, ma anche se vai piú lontano che puoi, non è detto che riuscirai davvero a fuggire da qui. Secondo me è meglio non fare troppo affidamento sulla lontananza.
Ci rifletto per qualche istante. Il ragazzo chiamato Corvo tira un sospiro, chiude gli occhi e si preme le palpebre con le dita.
– Facciamo il solito gioco, – dice, parlando nel buio.
– Va bene, – rispondo. Chiudo anch'io gli occhi e tiro un lungo respiro profondo.
– Sei pronto? Immagina una terribile tempesta di sabbia, – dice. – Dimentica completamente tutto il resto.
Seguendo le istruzioni, immagino una terribile tempesta di sabbia. Dimentico completamente tutto il resto. Dimentico perfino chi sono. Divento uno spazio bianco. Subito alcune visioni mi affiorano alla mente. Come sempre io e il ragazzo, sul vecchio divano di pelle nello studio di mio padre, dividiamo quelle visioni.
– Qualche volta il destino assomiglia a una tempesta di sabbia che muta incessantemente la direzione del percorso, – comincia.
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Dunque all'inizio pensi " ma cosa sto leggendo?" Ti lascia interdetto e dubiti di poterlo finire,poi prosegui e la storia si fa' perversa. Ecco perverso è l'aggettivo che si addice a questo libro in quanto le cose che narra sono a tratti scandalose...ci sono varie parti di filosofia che non è facile capire,riflessioni sulla vita e sul sovrannaturale, c'è tanto sesso,che sinceramente disturba me che ho un figlio dell'età del protagonista,o meglio di uno dei protagonisti.... sinceramente non so se lo consiglierei, è una lettura davvero particolare
Due mondi paralleli molto distanti tra loro ma accomunati da qualcosa di misterioso. Con la sua scrittura, Murakami riesce perfettamente a farti immergere nelle sue scene magiche, bizzarre e anche un po' surreali, a tal punto che ti sembrerà di farne parte.
Primo libro letto di Murakami, non rientra tra le mie letture preferite. Penso si potessero migliorare delle cose, ho notato alcuni buchi di trama ma è un libro che di fa leggere
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