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Anno edizione: 2011
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«Un giorno avrei dovuto chiedermi: "Perché sto male?" Gli uomini si abituano a tutto, ma ci vuol tempo.»
Ambientato a Long Island, «L'inverno del nostro scontento» è l'ultimo romanzo di Steinbeck e fu pubblicato l'anno prima del conseguimento del premio Nobel (1962). Protagonista è Ethan Hawley, discendente di una antica famiglia di balenieri, ridottosi a fare il commesso in un negozio che un tempo era di sua proprietà. Uomo onesto e responsabile, Hawley si sente in colpa verso la famiglia e, per ottenere tutto quello che la nuova società del benessere può consentire, ordisce una serie di imbrogli e tradimenti che gli fruttano la ricchezza, ma lo portano a una desolante crisi di coscienza e a un passo dal togliersi la vita.
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Romanzo che si distacca nettamente da altre opere più riuscite della produzione dell'autore. Molto basato su dialoghi diretti, si fatica ad essere coinvolti nel racconto, forse anche a causa di una traduzione (di Luciano Bianciardi) non particolarmente accattivante. Manca sicuramente il coinvolgimento emotivo che contraddistingue altre opere di Steinbeck come Furore, Uomini e Topi, Connery Row...
È la storia di un uomo, ultimo rappresentante di una antica famiglia che ha perso la propria fortuna a causa di eventi avversi, che, grazie alla sua capacità di gioire di ciò che ha - una bella vecchia casa, una moglie che ama, due ragazzi normalmente ribelli ma sereni, un modesto lavoro di commesso in un piccolo negozio – è felice di una vita che gli altri giudicano mediocre ma che lo appaga e gli consente di svegliarsi ogni mattina col sorriso, allegro e sereno. Dovrà però fare i conti con le esigenze di due figli adolescenti e della moglie che vorrebbe dar loro di più, che lo spingono a sviluppare ambizioni economiche e sociali che fatica a far sue. Ma l'uomo non è uno sprovveduto, si guarda intorno e vede che le scorciatoie verso il benessere si possono presentare anche per uno come lui anche se potere e denaro si accompagnano a vizio e corruzione: vorrebbe poter far suoi i primi, evitando i secondi. Starà a lui cogliere le occasioni e scegliere il suo futuro, sapendo bene che ogni tessera mossa modificherà il mosaico della sua vita. Steinbeck, senza alcun motivo logico, mi dava l'idea di un autore professorale e indigesto, dalla prosa lenta e faticosa e invece mi sono immersa in una storia condotta magistralmente, in una prosa brillante e fluida e ho incontrato immagini e personaggi indimenticabili che affollano un libro bellissimo e vitale. Attualissimo nonostante gli anni.
4) Protagonista è Ethan Allen Hawley, discendente di un’antica famiglia di balenieri, che ha ormai perso ogni fortuna e si è ridotto a vivere come commesso in un negozio che prima era di sua proprietà, ma ora di un immigrato siciliano. Quello di Allen è un risveglio forzato, una resurrezione che avviene grazie alla spinta di diversi personaggi secondari e lo condurrà verso una vita migliore e più agiata. È tuttavia un cambiamento che non avviene senza rimorsi e, attraverso la voce narrante divorata dal dubbio e dai morsi della coscienza, Steinbeck pone un quesito fondamentale: vale davvero rischiare tutto e resettare ogni valore per ricchezza e benessere o è meglio restare un gradino più basso con una propria morale ancora salda? Particolarmente interessante è il punto di vista che l’autore statunitense ci fornisce: non sono raccontati gli eventi in modo chiaro e lineare – al punto che solo alla fine si ha un’idea chiara di ciò che è realmente accaduto e come – ma il grosso è costituito dai pensieri e la coscienza di Ethan, che si riflette in parte anche nello stile dell’autore, il quale si fa in parte incerto e instabile, insinuando il dubbio nel lettore stesso.
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