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Anno edizione: 2013
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Si può voler fuggire al dispotismo di un amore iperprotettivo? In questo romanzo, che inserirei tra la narrativa distopica, lo psichiatra Richard Greville collabora con la polizia metropolitana per risolvere un efferato omicidio. Al Pangbourne Village vengono rinvenuti 32 cadaveri. Le vittime sono tutti residenti nel villaggio, tutte persone adulte, ma dei bambini, figli dei ricchi proprietari del villaggio, non vi è traccia. Greville indaga su certi rapporti familiari, estremi e malati, ma anche di come l’alienazione sociale e il disadattamento giovanile può influire in società apparentemente sane. L’”apparenza” ha un ruolo cruciale in tutta la storia. Tutto apparentemente andava bene in queste famiglie, tutto era vissuto in maniera apparentemente felice, eppure… Ballard racconta una ribellione non verso la crudeltà e i maltrattamenti, ma al dispotismo di un amore iperprotettivo, all’agiatezza di gabbie dorate, all’iper-organizzazione e iper-efficienza programmata, all’iper-controllo del villaggio di Pangbourne, che ricorda molto il “Grande fratello” di 1984 di George Orwell, blindato da sistemi di sorveglianza e telecamere di sicurezza.
Abbastanza deludente
Con tutto rispetto per la gente che lo ama e soprattutto per l'autore,devo ammettere che come libro è piuttosto deludente. È un libro banale,il titolo stesso e la copertina rivelano chi è il colpevole del delitto commesso..e già dalle prime righe il lettore capisce subito. Purtroppo non posso dire che lo stile sia accattivante,è una lettura noiosa ed ogni conclusione di chi narra è riciclata più e più volte,dunque sono 90 pagine di cui 89 inutili. Non lo consiglierei mai, né a chi piace il genere thriller/horror/giallo né a chi si sta approcciando per la prima volta a uno di questi.
Recensioni
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