La famiglia Karnowski

Saga familiare che vede il suo evolversi durante le persecuzioni ebree. Sulla carta una storia avvincente e commovente ma di fatto ho trovato i personaggi poco caratterizzati e scarsamente approfonditi, ho avuto l'impressione che si rimanesse sempre in superficie. La suddivisione in 3 parti ognuna delle quali incentrata su un membro della famiglia non particolarmente utile secondo me

La famiglia Karnowski di IJ Singer è un capolavoro assoluto che tutti dovrebbero leggere. Si presenta come una saga famigliare che attraversa tre generazioni e tre paesi, in cui i protagonisti sono David in Polonia, Georg in Germania per poi finire in America con il piccolo Jegor. David, il capostipite, negli anni immediatamente antecedenti la Prima Guerra Mondiale, lascia lo shtetl polacco per dirigersi a Berlino, con ambizioni di emancipazione “occidentale” e con un mantra: bisogna essere ebrei in casa e uomini in strada. Uomo stimato nell’ambiente culturale ed economico che, nella terra natia trova contrasti con dogmi troppi radicati nelle tradizioni passate. Il figlio, Georg, testardo come il padre, intraprende prima studi filosofici per poi, complice l’infatuazione per una ragazza, si ritroverà con un altro titolo e con una fama internazionale di tutto rispetto nel campo medico. Dal suo matrimonio nascerà Jegor, che, con i moti nazifascisti, umiliazioni pubbliche e suo zio Hugo che non gli darà il buon esempio, incarnerà la caduta sociale di questa famiglia. Cito un passaggio chiave, epicentro del racconto prettamente famigliare che segna la maturazione di Georg e l’inizio di un sogno (sentimentale) che resterà tale: “in una giornata di brutto tempo in cui aveva dovuto attendere troppo a lungo sotto la pioggia prima di vederla uscire dalla Charité, gli venne in mente che avrebbe dovuto abbandonare la filosofia e darsi alla medicina”. (La citazione è per l’elevata caratura letteraria di Singer, non abbastanza conosciuto ancora, ma fonti vicine mi riferiscono che spopolava fra i ragazzi negli anni ‘70). La figura che più mi ha colpito è quella di Elsa, attraverso la quale l’autore mostra una sensibilità civica immensa, che si impone col tema femminismo (leggere alcune riflessioni della bella ragazza dai capelli rossi è un qualcosa che va oltre la Murgia o De Beauvoir). Leggetelo, fareste un favore a voi stessi.

Il punto di forza è senza dubbio la traduzione dall’originale yiddish. Libro diviso in tre parti, nelle prime due pare di leggere una fiaba : l’autore scrive il testo ricordando tempi passati in modo riflessivo e maturo, mentre la terza parte risente di tutta l’amarezza della quotidianità nel nuovo mondo della famiglia Karnowski che si dissolve narrando le vicende del rampollo di famiglia. Una terza parte in tono minore, per sottolineare forse il peso e l'importanza della famiglia.