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I problemi alla vista di Andrea Camilleri ormai gli impediscono di scrivere. Come lui stesso dice, vive di ricordi che, fortunatamente, ha voluto "dettare" in questo libro, condito da illustrazioni di 5 grandi artisti, una più bella dell'altra. Ricordi, i suoi, non fatti di solo di "mamma, papà ed affini" (importanti anche quelli), ma una "ripassata" veloce, stravagante e scanzonata (come è nello stile dell'autore) tra i nostri più grandi interpreti del '900, "dettata" da colui che ci ha vissuto, collaborato, mangiato...! Nomi straordinari. Un libro che alla fine ti fa riflettere, perché, chi come me è nato negli anni ottanta, novanta, duemila...si rende conto che è un po' come in quella scritta sul muro di un cimitero quando il Napoli vinse il primo scudetto: «Che vi siete persi».
Come assai opportunamente l’autore precisa in una sua introduzione all’opera la stessa è stata concepita come un esercizio per le vacanze trascorse nell’estate del 1916 nella casetta sul Monte Amiata. L’età, che inevitabilmente trasforma e storpia anche la memoria, con l’aggiunta della sopravvenuta cecità, fanno sì che questi ricordi messi giù come racconto costituiscano per Camilleri soprattutto un punto fermo e cioè abbiano lo scopo di evitare le assai probabili future dimenticanze. Al lettore queste prose possono far pensare, giustamente, a una sorta di autobiografia non consequenziale, cioè a un insieme di episodi che possono far sapere qualcosa di più sul trascorso dell’autore. Preciso subito che non si racconta di eventi eclatanti, anzi, tranne pochi casi, di tratta di fatti che sconcertano nella loro banalità e che possono essere riferiti anche a vite di altre persone. Chi si aspettasse un Camilleri segreto, una figura dal passato epico, è meglio che si metta l’animo in pace, perché Camilleri è un comune mortale. Ciò non toglie che, nella sua non certo corta vita che ha attraversato un periodo storico memorabile per l’Italia, ci siano stati episodi che, almeno a puro titolo di curiosità, possono interessare, quali, per esempio, la storia quasi kafkiana delle ceneri di Pirandello, o la vicenda dell’ingegnere che in periodo bellico si diletta a costruire aquiloni con i quali intende bombardare Malta, per non dimenticare poi l’incontro con i briganti della banda del famigerato Salvatore Giuliano, oppure la fallita intervista a Luciano Liggio. L’episodio migliore, però, almeno secondo me, è il colloquio con Eduardo De Filippo sulla sua isola nel golfo di Napoli. Meno interessanti e, a parer mio, addirittura noiose sono le prose ove si racconta di incontri con artisti del mondo delle lettere e dello spettacolo. Forse per l’autore hanno un’importanza tutta particolare che invece non riesce a cogliere chi vive fuori da quel mondo. Nel complesso, benché fra alti e bassi, la lettura è abbastanza interessante, ma non rivela nulla di più di Camilleri di quanto già conosciamo.
Non smentisce mai la sua fama di grande affabulatore il Maestro Camilleri. Anche quest’ultima fatica, una raccolta di memorie e aneddoti, riesce a trascinare il lettore in una dimensione spazio-tempo alternativa, con facilità, quasi ipnotizzandolo. I ricordi del Maestro sono lucidi, preziosi e interessanti, e alcuni tanto divertenti: vi leggerete di teatro, il suo grande amore, di cinema, di letteratura, d’Italia e di grandi affetti. Inoltre tante mollichine di pane, lasciate tra un racconto e un altro, in cui sembra di incontrare il caro commissario Montalbano. E così ho compreso, leggendo Esercizi di memoria, che Salvuzzo è solo la punta dell’iceberg del Maestro Camilleri, uomo d’altri tempi e di ghiotti racconti. Grazie Maestro per averli condivisi con noi.
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