Una casa di bambola. Ediz. integrale

Prima opera di Ibsen che leggo. Scorrevole, ben costruita e simbolicamente importante. Un dipinto molto chiaro della società del 1879, del ruolo e della posizione gerarchica della donna relegata a figura silente e sottomessa al volere prima del padre e poi del marito; piacevole bambola da cullare e poi posizionare ovunque sia meglio all'occasione, educatrice dei figli fin quando non compia qualche decisione autonoma che sfregi l'incrollabile autorità del capofamiglia e vada contro ogni principio di inferiorità che soltanto le è riconosciuto. Il futuro che si sceglie e costruirà da sola Nora, la protagonista femminile del racconto, suona agghiacciante, oltraggioso e impensabile alle orecchie del marito; ma in quella scelta (pre-femminista) di fuga risiede l'affermazione di una libertà purissima, combattuta e (per questo) splendente, simbolo di una forza e di una verità contrastanti con le opinioni avvilenti sull'universo femminile (ottuse e talvolta basate sulla convenienza), non del tutto confinabili alla fine del 1800.

Un classico intramontabile... breve ma intenso!

"Una casa di bambola" è talmente classico che forse abbiamo scordato la sua reale portata innovativa. Scritto e ambientato nel 1879, narra di una donna che finalmente apre gli occhi sulla propria condizione di "bambola" e che volontariamente abbandona marito e figli, con la speranza di potersi migliorare e divenire una persona completa e non più dipendente da uomini che le avevano dato la forma che volevano.