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Anno edizione: 2022
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Dai riti alimentari degli indigeni del Sudamerica al folklore degli Stati Uniti negli anni quaranta, le osservazioni e le riflessioni da cui Claude Lévi-Strauss fece scaturire, prima di Antropologia strutturale e Antropologia strutturale due, la rivoluzione degli studi sull’uomo.
«"Antropologia strutturale zero" è un testo prezioso in quanto mostra come Lévi-Strauss abbia incubato e sviluppato la sua rivoluzione antropologica sfociata in un nuovo modo di intendere l’essere umano. Una sinfonia di testi che spaziano dalle osservazioni sulla società statunitense all’etnografia dei Nambikwara del Mato Grosso, fino all’analisi dei rituali alimentari dei nativi amerindiani.» – Elisabetta Moro, La Lettura - Il Corriere della Sera
Nel 1941 Claude Lévi-Strauss è un antropologo francese di trentadue anni rifugiato negli Stati Uniti per sfuggire al nazismo. Esiliato dalla sua terra natale, Lévi-Strauss vive in una condizione di incertezza esistenziale e professionale. I sei anni newyorkesi costituiranno invece per lui un percorso iniziatico, un momento di confronto con la tradizione scientifica e di affermazione dei propri principi metodologici dal quale scaturirà la sua rivoluzione nello studio delle culture e società umane.
Antropologia strutturale zero, curato da Vincent Debaene, presenta per la prima volta al lettore italiano gli scritti di quel periodo, restituendo una nuova prospettiva sul lavoro del celebre studioso e sulla nascita dello strutturalismo in antropologia.
Una sinfonia di testi che spaziano da osservazioni sul contesto sociale del boogie-woogie statunitense a descrizioni di strumenti musicali dei Nambikwara e ricette per la selvaggina dei Tupi-Kawahib ad analisi dei rituali alimentari dei Bororo.
Antropologia strutturale zero illustra il modo in cui Lévi-Strauss maturò la sua rivoluzione antropologica; il modo in cui, tenendo insieme sociologia e psicologia, Mauss e Durkheim, approdò a un nuovo modo di intendere l’essere umano.
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