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Anno edizione: 2018
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«Il piú alto esempio di letteratura di mare» – André Gide
«Di tempeste ne aveva incontrate, naturalmente. Era stato bagnato fino all'osso, sbattuto, travagliato… Ma non aveva mai intravisto la forza incommensurabile e la collera smodata, la collera che passa e si esaurisce senza mai placarsi – la collera e la furia del mare irritato. Egli sapeva che ciò esiste, come sappiamo che esiste il delitto e l'odio… Il capitano MacWhirr aveva navigato sulla distesa degli oceani cosí come tanti uomini scivolano sugli anni dell'esistenza per scendere dolcemente in una placida tomba, ignoranti della vita sino all'ultimo, senza aver mai avuto l'occasione di vedere tutto ciò che essa può contenere di perfidia, violenza, terrore. Ci sono in terra e sul mare uomini cosí fortunati – oppure cosí disprezzati dal destino e dal mare.»
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Dopo poche pagine si è catapultati nel pieno della baraonda, e se ne esce solo a libro finito, forse...
l'ho letto tutto d'un fiato. conrad ha uno stile pazzesco.. è il re delle metafore a mio avviso. a momenti mi veniva la nausea, mi sembrava davvero di stare su quella nave sballottolata soffocata e presa a schiaffi dall'uragano. mentre leggevo, mi sembrava la continuazione de "La linea d'ombra",come se il protagonista avesse appunto varcato la soglia, e fosse un uomo ormai in tutta la sua pienezza,che riesce ad esser pienamente convinto delle sue scelte ed azioni, e saggiamente però qualche leggero dubbio comunque si intrufola nel silenzio del suo pensare. fin dalla prima pagina conrad descrive il capitano con un particolare soprattutto: "(..)gli occhi bassi. quando li alzava si poteva vedere che quegli occhi avevano uno sguardo diritto(..)" ed è proprio la sua caratteristica, questo essere risoluto.qualche pagina dopo conrad dirà di lui "egli cercava di vedere, con quello sguardo vigile dell'uomo di mare che guarda il vento negli occhi come in quello di un avversario, per penetrarne lle intenzioni recondite e per indovinare la direzione della forza d'urto". i libri, e chi gli è accanto sulla nave, gli consigliano di non andare in contro alla spaventosa tempesta che di lì a poco li avrebbe sommersi. ma lui dice che non c'è logica: non si può dire di una tempesta che sia spaventosa o innocua, se non la si è affrontata. egli è il degno avversario dell'uragano, e quest'ultimo è praticamente anch'esso un personaggio, inquietante, magico, abnorme, intelligente. splendido il modo in cui viene palesata la tattica di gioco di entrambi: sul finire del quarto capitolo c'è "(..)ma subito dopo una piccola voce tranquilla s'insinuò fra gli ululati dell'uragano".poco dopo, nel mezzo del quinto capitolo c'è l'irruenza dell'altro avversario:"l'uragano aveva fatto irruzione nella disciplinata compostezza della sua intimità." ottimo lo stile descrittivo e pulsante.
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