La strangera

Complimenti all'autrice. Un romanzo scritto benissimo, profondo e accurato nelle descrizioni di paesaggi e di anime. L'ho letto lentamente perché già sapevo che avrei sentito la mancanza di Bea e della sua vita al Rifugio. Un esordio delicato ed emozionante.

Un esordio importante! Questo romanzo di Maria Aidala rappresenta una testimonianza (non così diffusa) di come si possa fare buona letteratura senza cadere nelle tendenze di moda, senza concessioni a sesso e violenza, senza falsi e melassosi buonismi. Arrotondo a 4 stelle la mia valutazione per apprezzamento dell'originalità e del coraggio di parlare di vicende di uomini e donne lontani dal rumore, vicini alle vette. Beatrice (Bea) - 27 enne - lascia Torino e si trasferisce in un rifugio con vista su la Becca ("montagna che porta un nome di donna"), gestito dal Barba. Nelle 330 fitte pagine non accade nulla di eccezionale eppure la narrazione del quotidiano, lassù, tra turisti e alpinisti, con una equipe di tre ragazzi, con due gattini come difesa dai topi, con una amicizia con il malgaro Elbio e con la giovane Valeria riesce ad emozionare e coinvolgere. Il Barba (si scoprirà alla fine) è nato a Genova e ricorda Boccadasse anche se da molto tempo vive nel rifugio in totale simbiosi con la natura. E' una natura che affascina e che incute timore. Soprattutto rispetto. Il rispetto per la montagna dove Bea cerca una risposta alle sue inquietudini. La difesa di un lupo, il dolore per la morte di due giovani escursionisti, la scoperta del cambio delle stagioni ed il rapporto con la neve, che può anche impedire il ritorno. Passerà una estate ed un inverno e poi Bea se ne andrà, alla ricerca di un suo equilibrio, arricchita da questa straordinaria esperienza. Senza dubbio il mio amore per i monti e per il silenzio unico e inebriante mi ha prima spinto all'acquisto del libro e poi all'apprezzamento del contenuto, ma si tratta comunque di una piacevole sorpresa, da condividere!