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I film tratti dalle opere di Cormac McCarthy incuriosiscono a tal punto da farti venire la voglia di leggerne i libri; come “Non è un paese per vecchi” dei fratelli Coen anche “The Road” di John Hillcoat dà la stessa sensazione con l’impressione che ci si trovi al cospetto di un modo di fare Cinema di altissimo livello. L’atmosfera cupa e desolante di un mondo distrutto da un cataclisma (naturale o provocato dall’uomo?) rende la storia di “The Road” misteriosa e angosciante: terremoto, esplosione nucleare, o qualsiasi altra cosa devastante, ha portato i pochi esseri umani sopravvissuti a vivere in una condizione assolutamente precaria e selvaggia; oramai tutte le forme animali e vegetali si sono estinte perché rimanevano l’unico sostentamento dell’uomo, tanto che la quasi totale mancanza di riserve alimentari è stata la spinta principale per il ritorno al cannibalismo. Città deserte e buie dove non esiste più corrente elettrica e ci si nasconde aspettando la morte, se non si ha il coraggio di uccidersi con le proprie mani piuttosto che finire mangiati dagli altri esseri umani: questa è la condizione che permane sulla Terra da oltre dieci anni, ed è lo scenario in cui si muovono i due protagonisti. Un padre e un figlio percorrono “la strada” per raggiungere l’Oceano; hanno lasciato la loro casa dopo aver finito il cibo ed essersi resi conto di non stare al sicuro nella loro abitazione, affamati e in balia dei cannibali. La madre del piccolo è morta poco dopo averlo partorito, qualche mese dopo la tragedia che ha colpito l’umanità: il bambino non è mai uscito di casa e tutto quello che sa del mondo, della società e della vita che c’è stata fino ad allora lo ha appreso dal padre che gli ha raccontato storie di diritti e di giustizia, di solidarietà tra le persone e distinguendo sempre il bene dal male. Così la prima volta che si trova ad uscire è per percorrere la strada che il padre immagina possa portarli verso una speranza, verso il mare, alla ricerca di altri “buoni” come loro. Il loro viaggio oltre ad essere lungo è costellato da pericoli e incontri particolari che portano il bambino a conoscere un mondo completamente diverso da quello raccontato dal padre: il sole non fa più capolino, gli alberi spogli cadono all’improvviso per la morte delle loro radici, lungo le strade ogni carcassa d’auto e ogni costruzione mette paura perché può essere rifugio di qualche cannibale, sempre che non sia come la maggior parte in branco a ricercare di che sfamarsi; da queste esperienze il piccolo impara a riconoscere la saggezza e la malvagità, e per la prima volta vede un uomo morire davanti ai suoi occhi rimanendone sconvolto. La forza che fa andare avanti i due nonostante il modo in cui vivono sta nel loro legame indissolubile, nella simbiosi assoluta che porta il padre a dire al figlio che se morisse vorrebbe essere morto anche lui per continuare a stargli vicino, ed è per questo che con sé ha una pistola con due proiettili che un giorno, se dovesse svanire anche l’ultima speranza di sopravvivere insieme, pensa di usare su entrambi. Non esito a definire “The Road” un film poetico; potrà sembrare strano questo termine associato ad una trama così cruda e terrificante, eppure esiste la poesia “maledetta”, crepuscolare; la straordinarietà delle situazioni più oscure sta nella capacità di trovare tra le pieghe un senso di profonda dolcezza e la forza delle emozioni vitali anche lì dove pare non ci sia nulla di consolatorio. John Hillcoat ha basato la sua pellicola sul forte contrasto tra la desolazione e l’orrore dello scenario apocalittico e la bellezza e l’intensità del rapporto tra padre e figlio che sigillano la storia moralmente regalando momenti di eccezionale commozione ma anche lezioni di umanità e civiltà sorprendenti. Il lavoro tecnico, con regia lodevole di Hillcoat ed una impressionante fotografia di Javier Aguirresarube, supporta perfettamente una sceneggiatura che aveva il compito arduo di esemplificare e riassumere il libro di Cormac McCarthy; davvero bravi Viggo Mortensen (altro che “Signore degli Anelli”!) e il giovane Kodi Smith-McPhee che sono sempre in scena per tutto il film alle prese con interpretazioni logoranti e destabilizzanti. Di grande impatto emotivo tutti i cameo che arricchiscono la pellicola accompagnando i due protagonisti in alcune fasi della storia: oltre alla commovente Charlize Theron nei panni della moglie di Mortensen, ci sono Michael Williams e Guy Pearce, ma soprattutto un grande Robert Duvall irriconoscibile e sconvolgente nel ruolo del vecchio decrepito che padre e figlio incontrano lungo la strada. Per un inconcepibile boicottaggio avvenuto in USA e per una stupida ritrosia dovuta alla tematica del film considerato troppo deprimente, “The Road” ha avuto grosse difficoltà di produzione e ancor di più per essere distribuito; arriva nelle sale cinematografiche italiane grazie alla distribuzione della Videa di Sandro Parenzo, e mi va di sottolineare i problemi avuti da questa bellissima opera perché sono emblematici di questo momento storico in cui al cinema lo spazio maggiore viene assicurato solo alle commedie, non sempre di qualità, e ai kolossal e alle pellicole tridimensionali…che tristezza!
Il film tratta uno dei problemi che potrebbe investire l'umanità nel prossimo futuro. Non si dice come tutto è accaduto, (la catastrofe del pianeta) si vuole rappresentare più la reazione delle vittime che ne sono colpite. Un film molto grigio e tetro, angosciante ma vero fino alla fine. Un film che fa riflettere sul nostro futuro e quello che potrebbe esserne. Un film da non perdere.
Recensioni
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