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Anno edizione: 2021
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Fino a dove può spingersi la propaganda politica? A quali manipolazioni e menzogne può ricorrere per tentare di travolgere l'opinione pubblica? A quale tasso di dissociazione dalla realtà può arrivare la sua narrazione e fino a che punto può distorcere l'obiettivo finale?
Se ogni totalitarismo porta la propaganda all'estremo livello di tensione, il regime nazista ne fece un uso assoluto. Prima e dopo la conquista del potere, durante la guerra, e pure nelle sue tragiche battute finali. Nella Berlino in fiamme dell'aprile 1945, assediata dalle truppe dell'Armata Rossa, con il Terzo Reich ridotto a un nodo di strade, la macchina propagandistica di Joseph Goebbels, seppellito nel bunker sotto la Nuova Cancelleria, insiste con il suo canto di veleno. Lo fa attraverso l'ultimo giornale del regime, il «Panzerbär» («l'orso corazzato»), distribuito a mano e gratuitamente, quando ormai tutto è perduto e solo la paranoia di Hitler intravede un futuro diverso. Pubblicato dal 22 al 29 aprile 1945 nella voragine creata dalle granate e in mezzo al frastuono dei carri armati sovietici, racconta una realtà della guerra completamente falsificata, incitando i berlinesi a un'estrema e impossibile resistenza e condannandoli a un infimo e scontato sacrificio. Mari ricostruisce e indaga l'intera vicenda di questo foglio propagandistico per valutarne il significato, il linguaggio, le caratteristiche meramente giornalistiche e il suo impatto sull'opinione pubblica, mettendo sistematicamente a confronto realtà e narrazione. Nel volume sono anche riprodotti per la prima volta tutti gli otto numeri del giornale - compreso il primo, quasi introvabile - e sono pubblicate le traduzioni dei principali articoli.
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Libro molto interssante che spiega come la propaganda possa essere ultilizzata da un regime totalitario non solo per generare cionsenso ma per determinare anche comportamenti totalmente illogici nel popolo fino alle estreme conseguenze. Viene descritto nei dettagli l'ultimo giornale (Panzerbar - ossia l'orso corazzato) pubblicato nei drammatici giorni della battaglia di Berlino alla fine dell'aprile del 1945 evidenziando in maniera mirabile la atroce discrepanza tra la realtà dei fatti e quello che nelle stesse giornate veniva scritto in quel giornale. Si fantasticava di un ribaltamento delle sorti della guerra all'ultimo istante quando era evidente agli stessi gerarchi nazisti che la guerra era perduta. Viene evidenziato che senza dubbio le capacità giornalistiche del potente ministro della propaganda erano eccezionali ma, purtroppo, al servizio di una ideologia folle che non ha esitato, a guerra ormai irrimediabilmente persa, a dterminare la morte inutile di migliaia di soldati (russi e tedeschi) nonchè di civili
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