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Tradotto da Sciascia. «Un apologo e un'apologia dello scetticismo e della tolleranza che ne è figlia» (Leonardo Sciascia).
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Come scrive Sciascia, nella nota in appendice, "un racconto che è un apologo - e un'apologia - dello scettiscismo più assoluto". Fa riflettere per la sua contemporaneità, per la subliminale condanna a tutte le tirannie e a chi le tollera
Un breve racconto perfetto nella sua concisione. Non serve scrivere un testo di 1000 pagine quando con poche righe e con poche frasi d'impatto sai raccontare una storia. Anatole France usa il ritorno a Roma di un libertino esiliato come pretesto per fargli incontrare il suo amico di vecchia data Ponzio Pilato. Nel dialogo che si svolge fra i due, Pilato racconta all'amico del suo lavoro in Giudea, dei suoi rapporti con il mondo ebraico e con l'uomo di cui si tace il nome che avrebbe cambiato la storia.
“Un racconto perfetto” lo definisce Sciascia, e tale ci appare nel suo chiaro, rapido ma completo svolgersi. Anatole France ci presenta un Ponzio Pilato, livoroso nei confronti dei Giudei che gli hanno “rovinato” la vita, completamente dimentico di quel Nazareno crocifisso, il cui nome non gli ricorda nulla. L’amico aristocratico Lamia lo sollecita a ricordare gli anni trascorsi in Palestina ma il Governatore, passato alla storia come uno dei responsabili della condanna di Gesù , appare qui più attento alle beghe politiche che lo hanno visto interessato, che non a quello avvenimento che sarà la pietra miliare dei secoli e dei millenni successivi. Ma lo scettico Anatole France pone in bocca all’ interlocutore di Pilato, la parola “amore”, così come il ricordo della Maddalena gli suggerisce. Ci vuole poco allora a coniugare questa parola e a ritrovarsi pienamente nell’insegnamento del Nazareno, perché l’Amore conduce proprio a Cristo. Ma per Ponzio Pilato e per il suo amico questo passaggio non avviene e quel nome rimane una molesta parentesi.
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