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Anno edizione: 2021
Anno edizione: 2021
Anno edizione: 2023
Nel loro esordio, Sara Canfailla e Jolanda Di Virgilio raccontano con leggerezza e autenticità che cosa significa diventare adulti oggi. Dentro ci sono i fallimenti, le paure e le ambiguità di un momento di passaggio obbligatorio e doloroso, in cui i punti di riferimento crollano e bisogna costruirne di nuovi. L’unica cosa che rimane è un sogno. Un sogno che anche quando resta chiuso in un cassetto, anche quando non riesce ad avere voce, può farsi sentire. Ed è proprio sapere che è lì, in attesa per quando si sarà pronti a fargli spazio, che ci fa sentire vivi.
Neolaureata. Coinquilina. Fuorisede. Precaria. Se dovesse descriversi, Ida lo farebbe così. E da oggi aggiungerebbe alla lista: stagista. Stagista in una grande-e-importante-agenzia-di-comunicazione. Non è quello che sognava da bambina, ma tant’è: dopotutto, non è la prima volta che le cose non vanno nella direzione sperata. Avrebbe voluto vivere ovunque tranne che a Milano, e vive a Milano. Voleva una relazione stabile, ed è stata lasciata. Ha studiato per diventare sceneggiatrice, e invece fa la social media manager. Ogni mattina si trascina verso l’ufficio e, tra meeting, brainstorming e tante altre parole che finiscono in -ing, lì resta fino a sera, impegnata in un lavoro che non riesce a capire che lavoro sia, circondata da colleghi che sono simpatici e brillanti, sì, ma solo tra di loro. Fino al giorno in cui, stanca di una vita che troppo spesso si riduce a essere un pendolo che oscilla tra un file Excel e la prossima sbronza, Ida capisce che, per sopravvivere, deve adattarsi, assomigliare più a loro - i suoi colleghi, il suo capo - e meno a sé stessa. E mentre le ambizioni cambiano e il confine tra giusto e sbagliato si fa inconsistente, rincorrere i suoi sogni diventa un capriccio che non può più concedersi. È ora di crescere: ridimensionare le aspettative e accettare i compromessi. Così, quando le arriva la notizia di un concorso a cui candidare il suo cortometraggio, Ida non sa che fare. Quasi non ricorda più cosa sognasse da bambina, chi volesse diventare. Ma non si può mai mentire del tutto a sé stessi. Almeno, non a quello che c’è in fondo alla propria anima.Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Ho letto questo libro in un momento molto particolare della mia vita e forse per questo mi sono identificata con la protagonista sotto molti aspetti. La scrittura è semplice e fruibile, ma mai banale. Ti fa entrare pienamente nella psicologia del personaggio e ancora di più nella città in cui è ambientato il romanzo, Milano. Trovo sia una lettura particolarmente utile e rincuorante per i giovani ragazzi che si affacciano al mondo del lavoro: questo libro mi ha insegnato che anche se a volte non riesci a fare ciò che avevi sempre pensato avresti fatto, la vita ti può riservare altre mille opportunità e sta a te vederle come tali.
C’è vita, dopo lo stage - è l’amara chiosa di Ida, fuorisede in prova in un’agenzia di comunicazione a Milano, dopo un anno a barcamenarsi alla meno peggio tra il desiderio di distinguersi e quello di omologarsi ad una fauna umana chiamata colleganza che infila inglesismi ad muzzum e per cui tirar tardi in ufficio a mo’ di vampiro da scrivania è una legge non scritta, pardon, una way of life. Quattro stelle perché la scrittura è efficace ma solo la protagonista strutturata e tridimensionale. Ma chi è stato stragista non dimentica e insomma il giudizio lusinghiero ci sta.
Tratta un tema attuale, si parla del precariato, degli stage, delle difficoltà che si affrontano per trovare un posto di lavoro, della realtà milanese e di altre tematiche sociali. Sinceramente mi aspettavo molto di più. Linguaggio sempliciotto, a tratti volgare, tanti luoghi comuni. Vero è che non tratta temi di elevato spessore, ma penso che potrebbe essere stato fatto con un linguaggio diverso.
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