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L’illusione di sé, l’orgoglio di essere il Minotauro nella sua totale incoscienza e animalità. La illusione di felicità di chi conosce solo sé stesso, solo il suo piccolo mondo e non ha la coscienza dell’altro, del diverso da sé. Dürrenmatt afferma una verità dolorosa, la spietata durezza del mondo circostante che il Minotauro non può conoscere, avendo una limitatissima conoscenza solo di sé stesso, e che inevitabilmente è costretto a subire fino alla morte inflittagli con l’inganno. Il Minotauro di Dürrenmatt pertanto finisce per destare profonda compassione e tenerezza. “L’inseguì attraverso il labirinto, lei fuggiva. Fu come se una bufera avesse scompigliato Minotauri e fanciulle, a tal punto turbinavano discostandosi, confondendosi, accostandosi l’un all’altro, e quando la fanciulla gli corse fra le braccia, quando toccò d’un tratto il corpo, la carne calda, bagnata di sudore, e non il duro vetro che fin li aveva toccato, comprese - nei limiti in cui si può parlare di comprendere da parte del Minotauro - che fino a quel momento era vissuto in un mondo in cui c’erano solo Minotauri, ciascuno rinchiuso in una prigione di vetro, mentre ora toccava altro corpo, toccava altra carne. La fanciulla si divincolò: la lascio fare. Arretrò, i grandi occhi fissi su di lui, e quando lui cominciò a danzare, cominciò a danzare la fanciulla e le immagini d’entrambi danzarono anche loro. Lui danzò la sua deformità, lei danzò la sua bellezza, lui danzò la gioia d’averla trovata, lei danzò la paura di essere stata trovata, lui danzò la sua liberazione, lei danzò il suo destino, lui danzò la sua smania, e lei danzò la sua curiosità, lui danzò il suo addossarsi, lei danzò la sua ripulsa, lui danzò il suo penetrare, lei danzò il suo avvinghiare. Danzarono, e danzarono le loro immagini, e lui non seppe di prendere la fanciulla, non poteva sapere nemmeno che l’uccideva perché non sapeva cos’era vita e cosa morte. In lui non c’era altro che incontenibile felicità fusa con incontenibile piacere”. Pagine di rara bellezza di rata poesia queste di Dürrenmatt, un piccolo grande capolavoro!
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