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Anno edizione: 2018
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Margaret Mazzantini non delude mai. Mare al Mattino è un libro, piccolo e scorrevole, che resta dentro, nella pelle. Racconta una tragedia, quella dell'immigrazione, così attuale, così dolorosa; racconta un problema ma senza entrare in questioni politiche, senza toccare i tasti della discussione o dell'invettiva. Due famiglie, due ragazzi, uno al sicuro sulla riva a guardare il mare, l'altro che in mezzo al mare cerca di sopravvivere. Un libro da leggere e su cui riflettere. Un libro, forse, che andrebbe introdotto anche nelle scuole. Consigliatissimo.
Un piccolo libro davvero molto interessante. La storia è molto scorrevole, il tema trattato veramente attuale: un bagno nella dura realtà di chi deve abbandonare il proprio paese per sfuggire dalla guerra (Libia). Lo stile utilizzato dall'autrice è molto duro, asciutto ma al momento stesso molto intenso. Il romanzo è struggente, nonché drammatico ma non manca di speranza. Un libro che va letto da tutti, per capire la realtà che ci circonda, per riflettere sul dramma dell'immigrazione. E' piccolino come libro, solo 123 pagine di pura poesia. Consigliato vivamente.
"C'è qualcosa nel luogo dove si nasce. Non tutti lo sanno. Solo chi è strappato a forza lo sa. Un cordone sepolto nella sabbia. Un dolore che tira sotto e ti fa odiare i tuoi passi successivi. Hai perso il senso dell'orientamento, la stella che ti seguiva e che tu seguivi nel buio incandescente di quelle notti mai del tutto nere. Per un pezzo Angelina non ha più saputo chi fosse. Qualcuno le aveva dato quel nome: Tripolina". Ritrovo finalmente la Mazzantini che avevo amato in "Venuto al mondo" e "Non ti muovere", ritrovo la sua scrittura inconfondibile, schietta, dura, sottile come una lama che ti scava dentro, fatta di frasi brevissime, rapide, che ci sembrano quasi spezzate e che ben si adattano alle due storie che decide di raccontare in questo brevissimo libro. Da una parte il piccolo Farid e Jamila, la sua adorata mamma, dall'altra Vito e sua mamma Angelina; quattro persone diverse con un destino che in qualche modo ei avvicina tragicamente. Jamila e Farid spendono tutti i risparmi di una vita per fuggire dalla guerra anche a costo di abbandonare la loro amata terra, mettono la loro vita nelle mani di uomini senza scrupoli che non esitano a mandarli in pasto a quel mare crudele che finirà per inghiottire le loro speranze, i loro sorrisi, il desiderio di una vita migliore. E quante volte oggi ascoltiamo storie come questa? Quante volte però ci soffermiamo a pensare alle vite di quelle persone? Pensiamo mai a cosa si sono lasciati alle spalle? Pensiamo mai a quanto profonda deve essere la loro disperazione per salire su quei barconi marci stringendo la mano dei loro bambini? Pensiamo mai al loro coraggio che spesso scambiamo per incoscienza? Ho provato una rabbia indescrivibile leggendo le righe che raccontavano la sofferenza di Farid. Cosa c'è di più ingiusto ? La Mazzantini va dritta al punto, con la sua scrittura pungente, cruda anche nei momenti più difficili. Quando l'amuleto del piccolo Farid arriverà a toccare le coste italiane, finirà nelle mani di Vito, protagonista assieme a sua mamma Angelina della seconda storia. Questa è anche la storia dei genitori di Angelina, Santa e Antonio sbarcati in Libia assieme a centinaia di altri coloni italiani e che proprio in terra africana costruiranno la loro vita. Lo sbarco degli italiani in Libia, la loro cacciata per volontà di Gheddafi e il loro successivo rimpatrio in Italia sono argomenti di cui non avevo mai letto e che mi ha incuriosito tantissimo conoscere. Angelina a 11 anni è costretta a lasciare Tripoli, la città che considera casa sua, è costretta ad abbandonare i sapori, gli odori di quella terra verso un'Italia che non conosce e che si porterà via la felicità, la serenità dei suoi genitori che rimarranno sempre degli esuli legati ad un passato ormai perduto. Come Frid e Jamila anche Angelina fugge da una guerra, fugge attraverso quello stesso mare immenso verso una vita nuova che non conosce, che non aveva chiesto, che le è stata imposta dalla volontà di un uomo potente che non ha mai visto. Anni dopo quando con Santa e Vito tonerà a Tripoli da turista stenterà a riconoscerla la sua città così come non riconoscerà Alì, il suo inseparabile amico d'infanzia. Quella di Angelina e della sua famiglia è una storia amara, dolorosa e che lascia ferite sanguinanti e impossibili da guarire. Trovare il proprio posto nel mondo, trovare un posto che ti si addice, questo ripete Angelina a suo figlio, questo è quello che ha dovuto fare lei, questo è quello che hanno cercato di fare i suoi genitori, questo è quello che sognano anche Farid e la sua mamma. Un libro dalle tematiche forti, che ci fa riflettere sul dolore, sulla nostra presunzione di credere di poter capire cosa si nasconde dietro i volti stanchi dei profughi, di uomini e donne disperati, sull'importanza di avere delle "radici", un posto che possiamo chiamare casa e di cui spesso dimentichiamo l'importanza. Avrei voluto leggere qualche pagina in più perchè secondo me la tematica poteva essere ulteriormente approfondita, ma mi è piaciuto soprattutto perchè mi ha fatto riflettere moltissimo su tematiche purtroppo tragicamente attuali.
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