(Boston 1803 - Concord, Massachusetts, 1882) filosofo e poeta statunitense. La sua infanzia fu segnata dalla morte prematura del padre, ministro della chiesa unitaria, e dalle difficoltà economiche e psicologiche in cui si trovò a crescere. Un’influenza liberatrice ebbe sul giovane E. la zia paterna, Mary, che gli offrì un primo modello di anticonformismo e lo educò all’introspezione e al piacere della lettura. Compiuti gli studi di teologia alla Harvard Divinity School, sulle orme del padre, E. fu ordinato pastore nel 1829. Ma la sua avversione per ogni forma di dogmatismo religioso e la concreta sfiducia nella pratica di amministrare i sacramenti lo indussero presto a dimettersi dal suo incarico. In cerca di una soluzione alla sua crisi, aggravata dalla morte della giovanissima moglie, Ellen Tucker, E. s’imbarcò per l’Europa, dove viaggiò a lungo, nel corso del 1833, in Italia, Svizzera, Francia, Inghilterra. L’incontro con scrittori e pensatori che ammirava, come W. Landor, W. Wordsworth, S. Coleridge e T. Carlyle, fu insieme stimolante e deludente, e confermò E. nella sua visione personale, fortemente radicata nelle realtà politiche e civili e nel paesaggio stesso del nuovo mondo. Ritornato in patria, E. si risposò, con Lydia Jackson, e si stabilì a Concord che, grazie alla sua presenza sempre più autorevole di pensatore e predicatore, divenne il centro culturale dell’America del tempo, luogo d’incontro degli intellettuali trascendentalisti. Di quella sintesi tra religiosità puritana e idealismo romantico, tra tensione mistica e pragmatica lucidità, che fu il trascendentalismo, E. enunciò nel saggio Natura (Nature, 1836) i fondamenti teorici e la poetica: l’unità di «natura» e «anima»; la corrispondenza tra macrocosmo e microcosmo; la centralità dell’uomo in ogni sistema filosofico; l’importanza attribuita al carattere simbolico del linguaggio. Nel 1837 pronunciò l’orazione Il dotto americano (The american scholar), che fu subito definita «la dichiarazione d’indipendenza intellettuale» della nuova letteratura. Seguì, tra il 1841 e il 1843, la pubblicazione dei Saggi (Essays) − derivati in gran parte da conferenze − tra i quali fondamentale doveva rivelarsi Fiducia in se stessi (Self-reliance), destinato a fornire non soltanto la base teorica del nuovo individualismo democratico, ma anche la giustificazione del nascente industrialismo e dell’espansionismo americano. Nel 1847 apparvero le Poesie (Poems); nel 1850 Uomini rappresentativi, una serie di ritratti di grandi personaggi come Napoleone, Platone, Shakespeare, Goethe; nel 1860 La condotta della vita, l’ultima opera significativa pubblicata da E. prima della guerra civile, che lo impegnò sul fronte antischiavista, e dell’ultimo viaggio in Europa. Nel voluminoso Diario (Journals, 1820-76) E. lasciò di sé stesso, e delle proprie tensioni, un ritratto esemplare, definendosi «sperimentatore», «ricercatore senza fine, senza passato alle spalle». Annoverato dal critico F.O. Matthiessen tra i protagonisti del «rinascimento americano», con Thoreau, Hawthorne, Melville, Whitman, E. diede alla cultura del suo tempo quell’autonomia, della quale già da tempo si avvertiva l’esigenza, ma che non aveva fino allora trovato espressione. E lo fece enunciando con energia e con ispirata chiarezza i suoi principi di libertà intellettuale e di fede nelle capacità dell’uomo.