Con il suo look inconfondibile e le sue canzoni dalla bellezza selvaggia e poetica, Skin ha segnato una strada, sia come leader degli Skunk Anansie sia come solista. Da oltre un quarto di secolo, rappresenta un modello capace di infrangere ogni pregiudizio, un’ispirazione che attraversa le generazioni. Le origini giamaicane, l’infanzia vissuta tra la working class di Brixton, la formazione degli Skunk Anansie nei maleodoranti retrobottega dei pub londinesi negli anni Novanta. E poi il palco di Glastonbury come gruppo headliner, l’incontro con Nelson Mandela. L’immenso prezzo da pagare, in termini di relazioni e vita personale, per aver scelto un’esistenza sempre in movimento. In ogni senso, l’autobiografia di Skin si inscrive nel segno dello straordinario. Qui l’artista si racconta, con una sincerità che tradisce tutta l’incontenibile potenza del suo talento e del suo temperamento. Ci parla del suo ruolo da pioniera come testimonial dei diritti LGBTQ+, già ai tempi dei primi, timidi, scandalosi coming out, del suo attivismo sociale per i giovani richiedenti asilo e della sua campagna contro la mutilazione genitale femminile. Scritta con onestà e passione, questa è la storia di come una ragazza nera e proletaria, dotata di una sua visione, ha combattuto e sconfitto ogni tabù, riuscendo a tradurre in realtà le sue passioni e i suoi desideri: scrivere canzoni, fondare e guidare una propria band. Diventare un’icona del rock.)
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