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Infinite jest - David Foster Wallace,Grazia Giua,Edoardo Nesi,Annalisa Villoresi - ebook
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Descrizione


«Può darsi che vi giunga nuova, ma nella vita c'è di piú che starsene seduti a stabilire contatti». In un futuro non troppo remoto e che somiglia in modo preoccupante al nostro presente, la merce, l'intrattenimento e la pubblicità hanno ormai occupato anche gli interstizi della vita quotidiana. Le droghe sono diffuse ovunque, come una panacea alla noia e alla disperazione. Finché sulla scena irrompe un misterioso film, Infinite Jest, cosí appassionante e ipnotico da cancellare in un istante ogni desiderio se non quello di guardarne le immagini all'infinito, fino alla morte. Nella caccia che si scatena attorno a questa che è la droga perfetta finiscono coinvolti i residenti di una casa di recupero per tossicodipendenti e gli studenti di un'Accademia del Tennis; e ancora imbroglioni, travestiti, artisti falliti, giocatori di football professionistico, medici, bibliofili, studiosi di cinema, cospiratori.
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Dettagli

Testo in italiano
Tutti i dispositivi (eccetto Kindle) Scopri di più
XI-1284 p.
Reflowable
9788858424766

Valutazioni e recensioni

enrico.libri
Recensioni: 5/5
Lo adoro

Una narrazione che è un frattale su 3 linee narrative. Un romanzo che racchiude tre fasi di vita di David Foster Wallace. Sicuramente di difficile comprensione se non si prepara un minimo di background sull'autore. Per coglierne pienamente il senso e la bellezza bisogna capire lo sforzo fatto per non far cadere il lettore nel morbo della dipendenza da intrattenimento che il romanzo cerca di diagnosticare.

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 Joe
Recensioni: 5/5
Una sfida

Lettura sorprendente, a volte incomprensibile, altre spassosa. Fonte di numerose riflessioni: intere pagine sono state da me trascritte e sottoposte all'attenzione degli amici. Una scrittura visionaria e sfidante. Bello bello.

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Lollo
Recensioni: 5/5

Sareste mai in grado di parlare dell’infinito? Dargli degli aggettivi, delle definizioni, spendergli almeno una parola. Non ci riuscireste? Pensate anche voi che l’infinito sia paradossalmente “finito” nel mondo delle definizioni? Molto probabilmente lo è, come anche questo libro, anche se la parola “libro” tende a sminuirlo. Nonostante un’iniziale paura per la mole di pagine e di note finali, Infinite Jest è un viaggio confortevole su un aereo di classe mentre sei assorto nel benessere del volo. Tutto inizia con un riferimento all’Amleto, e risponde alla domanda con cui Shakespeare inizia la sua opera, ossia: “Or chi sei tu…re sepolto?” e così David Foster Wallace scrive: “Io sono…”. Così inizia questo viaggio dalla struttura modulare realmente infinita. Al contrario di quanto possa sembrare, la ripetitività dello stile narrativo non stanca mai e anzi ti spinge sempre più a scoprire il contorno di cosa accade in questo mondo dove gli anni vengono acquistati da grosse multinazionali. Principalmente il lettore ruota in questa dimensione fisicamente volatile, una dimensione che ti porta molto in alto per poi buttarti in mezzo ai centinaia di personaggi e soprattutto, riconoscendo l’ottima scrittura dell’autore, la storia riesce a diventare una sorta di bolla che ti ricopre e ti senti un piccolo ospite della psiche dei personaggi. Marciume, povertà, disperazione, dolore, rabbia, insistenza, lotta, fuga, ritorno, ritrovo, caduta, buio, luce, amaro, dolce, tetro, aspro, speranza, difesa, sconfitta, vittoria, vulnerabilità, fortuna, stranezza, assurdo, tutto e molto di più si fonde nella mente dei vari personaggi, i protagonisti della Ennet Tennis Accademy e della Ennet House, e questo infervorante cocktail non fa altro che salirti sempre più al cervello finchè non senti tu stesso quello che vivono essi. Il punto principale di tutta questa illuminante oscurità delle pulsioni di ogni personaggio, ruota attorno al concetto di decadenza, di oltraggio a se stessi, di tragedia (Amleto) interna ai danni di essi. Questo punto centrale della narrazione, non è ben chiaro, ma è ben distribuito tra le parti del racconto, le parti intime di racconto che scavano nei personaggi, nei loro ricordi, nei loro pensieri futuri, e alla fine del viaggio ci si rende conto, grazie anche alla spinta di un finale angosciante ed estremo, che tutto analizza una società (americana in questo caso, ma mondiale leggendo) che spinge noi tutti a una fuga. In cosa possiamo trovare la fuga, il sollievo? I protagonisti ci suggeriscono l’assunzione di droghe più o meno lecite. Ed ecco il punto principale parallelo al primo sopracitato. La dipendenza è un altro grande crogiolo dell’esistenza psichica e fisica dei personaggi, ognuno più o meno dentro essa. Dipendenze ne esistono molte, lo sappiamo estremamente bene noi comuni mortali del mondo moderno, e con la nostra consapevolezza non sembra tutto molto assurdo quando leggiamo. Se da una parte troviamo la pesantezza della dipendenza da droghe, ancora un tabù del mondo moderno mi sento di dire, dall’altro lato siamo testimoni di dichiarazioni riguardo la dipendenza “dall’intrattenimento”, la dipendenza dal sogno di fama grazie al tennis, la dipendenza di essere all’altezza, la dipendenza dalla bellezza, dalle convinzioni e anche il disintossicarsi stesso diventa una sorta di dipendenza nei confronti di un Dio personale sempre diverso per ognuno. Che si tratti di distruggersi o di conseguire un’ossessione o di bloccarsi davanti a uno schermo e avvinghiarvisi patologicamente, parliamo sempre di dipendenze e girando gli occhi ne siamo sempre e costantemente circondati. Circondati anche da quello che è un mondo in decadimento, un mondo sfruttato che anche qui ha spazio in un ambiente distopico, governato da ex cantanti e personaggi facilmente parodizzabili. La cornice del mondo che si distrugge, che vede una lotta tra Canada, Quebec e Stati Uniti, serve da trampolino di lancio per uno dei più misteriosi, cupi e importanti personaggi a mio dire, ossia James Orin Incandenza, regista e fondatore dell’Eta (Tennis Enfield Accademy). Tra una importante teoria del complotto e enigmi irrisolti, la linea principale di tutta la storia, che attraversa le vicende dei personaggi e i due punti principali (decadenza e dipendenza), finisce, in realtà, per restare vaga e davvero Infinita, sul serio un “Infinite Jest” in cui tutti, così come Yorick nell’Amleto, ci sono cascati proprio dentro divenendo dipendenti in decadenza. Mi sarei aspettato un punto di fine, ma come ho detto, la struttura pressoché infinita avrebbe potuto far continuare la vicenda a lungo senza stancare. Ma invece, per l’ultimo respiro finale, dopo una maratona di 1100 pagine, questo modus operandi modulare viene a cadere. Si sente come se la conclusione violentemente brutale, schifosa, rivoltante sia la vera chiave per risolvere le questioni. Intendo dire che il dolore, come si incontra durante il racconto, sembra essere quell’abbraccio freddo e metallico che spedisce tutto alla fine della fuga e al risvolto di un cambiamento verso un miglioramento. E così come il dolore arriva secco, improvviso, anche il finale esordisce con una inaudita rapidità che ti fa esordire allo sbalorditivo e anche al disgusto per la cura narrativa della scena. Per il crudo termine di questa epopea moderna che, nonostante i tratti grotteschi, molto spesso troppo cruenti o troppo prolissi e piacevolmente dettagliati, ti lascia pieno e non affatto vuoto. Ti lascia soddisfatto, anche se ancora affamato della Boston che Wallace racconta. Un romanzo epocale che non si riesce a sminuire ma solo ad elogiare e gratificare per la sua esistenza formativa, possente, presente e riempitiva fino all’ultima dose in endovena.

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David Foster Wallace

1962, Ithaca (New York)

David Foster Wallace - scrittore americano - nasce a Ithaca da Donald Wallace e Sally Foster Wallace. Vive fino alla quarta elementare in Illinois, per poi trasferirsi a Urbana, dove fraquenta la Yankee Ridge School. Si laurea all'Amherst College nel 1985 in letteratura inglese e in filosofia, specializzandosi in logica modale e matematica. La sua tesi sulla logica modale viene premiata con Gail Kennedy Memorial Prize. Nel 1987 ottiene un Master of Fine Arts in scrittura creativa alla University of Arizona.Insegna alla Illinois State University per gran parte degli anni novanta e nell'autunno del 2002 diventa professore di scrittura creativa e letteratura inglese al Pomona College, in California.La sua prima opera pubblicata è The Broom of the System (La scopa del sistema), "il romanzo...

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