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Anno edizione: 2022
Anno edizione: 1993
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Kundera ha l’arte di dire nel modo più limpido le cose che è più difficile dire a se stessi. E in questo romanzo ha teso all’estremo questa sua capacità.
A partire dal semplice gesto di un braccio, da cui vediamo nascere – quasi davanti ai nostri occhi – un memorabile personaggio femminile, sino a figure di «grandi uomini» come Goethe e Hemingway, colte nel proprio imbarazzo di fronte al loro ruolo di «immortali», una tessitura musicale finissima di temi e di caratteri ci avvolge in queste pagine, che procedono per sorprese magistralmente scandite, al punto di introdurre uno dei personaggi più importanti proprio quando la narrazione si avvia alla fine. Se l’arte del romanzo ha oggi ancora una voce, è quella che ci parla e ci trascina dietro di sé in questo libro.
L’immortalità è uscito per la prima volta in Francia nel 1990.
RIF LIBR. adelphi LA FOTO CORRISPONDE ALLA REALTA'VOLUME USATO IN DISCRETE CONDIZIONI . pp. 366. . Molto buono (Very Good). . . .
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Si colgono molti aspetti sicuramente originali nel racconto. I salti temporali e i personaggi sono affascinanti. Ti aiuta a riflettere. Il finale però non è, a mio avviso, in sintonia con l'intero racconto. Kundera è sempre da leggere.
Se è di Kundera che si tratta, munirsi di matita per sottolineare! L'opera in questione può essere sintetizzata tramite questa frase: [...] Superare se stessa e l'infelice momento in cui vive, fare "qualcosa" perché tutti quelli che l'hanno conosciuta la ricordino. (I grandi romanzi, p. 191) Un libro ben fatto, avvincente, riflessivo, estremamente leggero nella sua complicatezza. A mio avviso non è l'opera ideale da cui iniziare a leggere Kundera. Qui l'autore ha già raggiunto la sua maturità letteraria e lo stampo riflessivo-filosofico si fa sentire ad ogni frase. Inoltre, lo stesso Kundera scherza dicendo che L'immortalità avrebbe dovuto chiamarsi L'insostenibile leggerezza dell'essere. Il fulcro di questa opera è il concetto di Immortalità, per cui "i morti restano nella memoria dei posteri". Secondo l'autore, ne esistono di due tipi: la piccola immortalità, ovvero "il ricordo di un uomo nel pensiero di coloro che l'hanno conosciuto"; e la grande immortalità: "ossia il ricordo di un uomo nel pensiero di coloro che non l'hanno conosciuto personalmente". Ma esiste una terza immortalità, chiamata ridicola: "è quella per cui un uomo desidera di essere immortale finendo per ridicolizzarne la memoria". Intorno a questo tema si liberano due storie che si intrecciano. La prima parte racconta di un sogno. Agnes, è la protagonista. Comincia a filosofeggiare sul senso dei gesti, del volto e dell'animo umano. Poi pensa al padre, alla sorella Laura che la imita, al marito Paul che non la ama, ai problemi del mondo negli anni Sessanta. Nella seconda parte, Kundera racconta di un aneddoto della vita di Goethe: le avance di Bettina Von Arnim nei suoi confronti. Kundera lascia dialogare Goethe con Hemingway e si interrogano sul senso dell'immortalità. L'opera continua a intrecciarsi con le due storie, nelle quali compaiono personaggi illustri quali Hemingway, Beethoven, Napoleone (con cui spesso Goethe interagisce), Hitler, Oriana Fallaci e molti altri. Lo stesso Kundera appare più volte nel suo stesso romanzo. Lui è il narratore che sfonda la quarta parete e dialoga con i personaggi. Un'altra attenzione è data da Kundera al suo personalissimo concetto di Homo sentimentalis. Per l'autore, si intende un uomo che ha innalzato i sentimenti a valori. In lui vince la tendenza a ostentare i suoi sentimenti. Ciò avvenne presumibilmente in Europa, intorno al dodicesimo secolo, con il Dolce stil novo, ovvero la trasformazione del sentimento in valore. Il Cervantes di Don Chisciotte ne è il massimo rappresentante. La sesta parte, a detta dello stesso Kundera, è la storia erotica più bella che abbia mai scritto. L'intreccio delle storie e la facilità del linguaggio con cui Kundera si esprime, è ciò che caratterizza questo autore.
Libro bellissimo. Mi ha fatto riflettere su due punti fondamentalmente. Prima di tutto come nella vita i nostri progetti, sogni, speranze possono cambiare per eventi improvvisi e situazioni da noi non controllabili: un incidente, una malattia, la guerra o come nel libro un errore, un malinteso e poi come una vendetta, una rivalsa possono non servire. Purtroppo non sempre possiamo scegliere liberamente ma doveri e comandamenti ci costringono a decidere ed ad andare avanti diversamente da quanto desiderato. Poi spesso si entra in libreria, si leggono critiche per cercare un libro appena edito o un nuovo autore, quando forse dovremmo passare più tempo presso le “isole” dove sono esposti autori meno moderni o libri un po’ datati per riscoprirli. In tal senso in questi ultimi mesi ho letto dei libri che consiglio: Lei Braci di Marai, Il Giovane Holden di Salinger ed Il vagabondo delle stelle di London: tutti libri con protagonista la nostra esistenza: triste, felice, ironica, violata,spensierata, difficile ma che comunque dobbiamo vivere con rispetto e fiducia in noi stessi e negli altri.
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