La coscienza di Zeno

Il romanzo è strutturato come il diario psicoanalitico di Zeno Cosini, un uomo di mezza età che riflette sulla sua vita e sulle sue nevrosi. Con ironia e acutezza, Svevo esplora temi come l'autenticità, l'inettitudine e l'autoinganno, offrendo un ritratto complesso e profondamente umano del protagonista. L'innovativa tecnica narrativa e l'introspezione psicologica fanno di questo libro una lettura avvincente e riflessiva, che continua a influenzare e affascinare i lettori e la critica.

Questo romanzo va amato o odiato! Purtroppo mi trovo nella seconda categoria: mi ha lasciato con l'amaro in bocca. Fin dall'inizio la lettura non mi è risultata facile e di certo non si è semplificata nel proseguo. Riconosco, tuttavia, il genio dell'autore e l'importanza storica e letteraria del libro, seppur non mi abbia suscitato particolari emozioni. Mi rammarica il fatto di averlo trovato molto poco scorrevole e abbastanza tediante. Ad ogni modo, non è stata una lettura da buttare: il protagonista, Zeno Cosini, in alcuni passi risulta addirittura esilarante per l'assurdità dei suoi pensieri e delle sue azioni. Proseguendo, il libro alterna passaggi in forma di diario, ad altri che risultano quasi dei flussi di coscienza, a mio avviso più interessanti e leggermente più scorrevoli. Infine, credo che come Zeno nell'ultimo capitolo, tutti coloro che sono andati in terapia, vi sono fuggiti o hanno pensato di farlo, con la scusa di star peggio di prima perché affrontare la verità - soprattutto se riguarda se stessi - è sempre uno schiaffo in pieno viso.

Sicuramente un libro da leggere per poter comprendere e approfondire la narrativa del 1900. Lo stile composto scarseggia di virgole, rendendo la lettura tutta d’un fiato da una pagina all’altra. Finalmente Svevo fa “vincere” il suo protagonista, non lasciandolo ancora vittima del mondo e di se stesso.