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adoro questo film! commovente e dolce, Jeremy Irons fantastico.
Dopo “La migliore offerta“, il premio Oscar Giuseppe Tornatore torna sul grande schermo con “La Corrispondenza“. La storia d’amore raccontata nel film si presta al più classico dei clichè: lui, Ed, un brillante e acclamato professore di astrofisica, ultracinquantenne affascinante, ovviamente sposato, si innamora, ricambiato, di una sua studentessa “fuori corso”, Amy, che per l’età che ha potrebbe essere sua figlia. L’esordio è lento, tra romantiche dichiarazioni, messaggini, nomignoli, videochiamate Skype, e il telefono sempre a portata di mano, che sia a teatro o a lavoro, con quell’ossessività disperata di due amanti dilaniati dalla distanza che li separa e dal desiderio di sentirsi vicini anche nel breve calore di un sms. Insomma, fin qui niente di nuovo, anzi a tratti anche un pò troppo smielato. Fino a che, improvvisamente, non accade qualcosa, un evento drammatico, per alcuni prevedibile per altri inaspettato, che dirotta completamente il corso della storia. Comincia così per la giovane Amy un intimo percorso di sofferenza e accettazione, che la porterà a confrontarsi e a misurarsi con un dolore all’inizio troppo grande persino per entrare nella scatola del cielo e che poi, piano piano, si ridimensiona e si adatta allo spazio dei ricordi e del cuore; un percorso che diventa anche un modo per riscoprire se stessa e fare i conti con il proprio passato. Nel frattempo, il perpetuarsi della “corrispondenza”, che sembra arrivare sempre al momento giusto con le parole giuste, sarà per lei tormento e conforto, gioia e dolore, causa di esternazioni rabbiose e di mille lacrime intrise di malinconia. Anche in questa parte della storia c’è qualcosa di già sentito, specie per chi, come me, ha letto P.S. I love you di Cecelia Ahern o ne ha visto la trasposizione cinematografica, nell’omonimo film del 2007. La Corrispondenza, come i sopracitati, si spinge nel tentativo di raccontare quanto sia difficile separarsi da chi si ama, soprattutto quando si tratta di una separazione annunciata, forzata e inevitabile; tanto più difficile quando il pensiero predominante diviene la consapevolezza del dolore e della sofferenza che si provocherà nella persona amate ed emerge prepotente la volontà di esorcizzare, attutire per quanto possibile questa sofferenza, al punto di cercare un modo per sfidare il mediocre vincolo della morte. La differenza è che tali tematiche sono qui espresse al massimo della loro drammatica intensità, si cerca di scavare nel profondo dell’anima, di sondare sentimenti ed emozioni complesse, senza smorzature e senza distrattori, con dinamiche e intenti completamente estranei alla classica commedia romantica che, per quanto tragica e commovente, resterà sempre alla leggerezza della superficie, con l’happy ending finale assicurato. Nel complesso è una trama ben architettata, che si snoda lineare senza troppi sussulti fino al bellissimo e commovente monologo finale, e non guastano neppure le disquisizioni di astrofisica, affascinanti, impegnative al punto giusto ma comprensibili anche a chi non fa delle stelle il suo pane quotidiano. Gli attori scelti per interpretare i ruoli dei due protagonisti, colonne portanti del film, ne vestono i panni con naturalezza e credibilità. Jeremy Irons è perfettamente calato nel ruolo e rende il suo personaggio affascinante, misterioso e profondamente intenso, specie nel momento in cui si svelano i retroscena del suo trascorso. Olga Kurylenko è una bellezza da cercare nei dettagli di uno sguardo o di un sorriso, una di quelle che davvero incontri nella vita di tutti i giorni, e riesce a regalare alla sua Amy momenti di vibrante pathos e di elegante fragilità. La regia è impeccabile, d’impatto le inquadrature, i cambi di prospettiva sono superlativi, le location scelte offrono magnifici scenari, e una tra tutte, Borgo Ventoso, è un piccolo paradiso italiano: trattasi, in realtà, dell’Isola di san Giulio, unica isola del lago D’Orte, in Piemonte, un luogo incantevole e incantato che lascia estasiati. Insomma oggettivamente è un film ben fatto, niente da obiettare. Ma c’è quel quid in più che soggettivamente ti fa dire “Mi è piaciuto/non mi è piaciuto”; e questo quid in più si gioca sul piano delle emozioni che, essenzialmente, sono legate a due filoni fondamentali. Uno riguarda la separazione, la perdita di una persona amata: quel senso di soffocamento, di impotenza che ti attanaglia, la consapevolezza straziante di aver sprecato tempo prezioso, di non aver chiesto, detto e fatto tutto ciò che avresti voluto e potuto, non può lasciare indifferenti. Chiunque di noi, presto o tardi, si è trovato a vivere un’esperienza di questo tipo, che lascia una ferita profonda, un livido indelebile, e che, a conti fatti, è ciò che più di ogni altra cosa segna davvero il passaggio dall’innocenza all’età adulta. Il coinvolgimento e la viva partecipazione al sofferto distacco dei due amanti mette a nudo vecchie ferite e fa dilagare emozioni pruriginose per l’anima e per gli occhi. Un altro riguarda l’amore. Ah, quanto è difficile parlare d’amore! Già mi immagino le reazioni: i cinici storceranno il naso, i delusi sorrideranno amaramente archiviando il tutto come “inverosimile”, le single sospireranno incantate, le fidanzate e le mogli saranno invidiose come un personaggio del film e penseranno “Mi amerà mai così tanto?”, mentre i fidanzati e i mariti si agiteranno sulle poltrone e penseranno “La amerò mai così tanto?”. E’, in generale, difficile parlare d’amore ma è più facile immedesimarsi in quello descritto nelle commedie romantiche piuttosto che in un Amore con la A maiuscola: quando non sei tu a viverlo in prima persona e lo vedi indirettamente passare sullo schermo, ti appare talmente perfetto da sembrare finto, costruito, a tratti macchinoso, le promesse d’amore ti suonano smielate e fasulle, ogni gesto privo di spontaneità, forzato. E Tornatore cammina continuamente sul filo del rasoio: troppo spesso si avverte questa sensazione di “eccessivo”, di “stucchevole”, di “irreale”, che viene, però, smorzata d’improvviso da quel brivido interiore che nasce dall’udire una frase che abbiamo o avremmo potuto pronunciare noi stessi, dal vedere una situazione che evoca il ricordo di un magico istante, dal percepire un pensiero che una volta abbiamo dedicato a qualcuno, o un sentimento che noi stessi abbiamo vissuto in prima persona. E’ un momento fugace ma è in quel momento che divampa l’emozione, che ti coglie di sorpresa e ti scuote, ed è in quel momento che scende una lacrima. Insomma, se si resta distaccati, freddi, indifferenti sarà un film mediocre. Se si riesce ad andare oltre la trama e ad aprire l’anima alle emozioni che tumultuosamente si agitano per venire a galla ed esplodere allora potrebbe essere un’esperienza entusiasmante e suggestiva che vale il biglietto. A voi la parola. DAYTRIPPER24
Un Tornatore diverso dal solito, cambia lo stile, ma l'emozioni che il regista riesce a trasmettere restano. Bellissimo il paragone Stella-professore che viene presentato e sostenuto per tutto il film. Pellicola intensa, sono quindi richiesti i fazzolettini per trattenere le lacrime (teneteli a portata di mano). Non poteva mancare questo capolavoro nella mia videoteca (l'unica pecca è il tema non è originalissimo in quanto già trattato in film come "P.S. : I Love You")
Recensioni
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