Compositore e organista francese di origine belga. Studiò, con A. Reicha ed altri, a Parigi, dove si stabilì svolgendo dapprima attività di insegnante, poi, dal 1846, di organista in varie chiese e infine, dal 1872, di professore di organo al conservatorio, avendo tra i suoi allievi d'Indy e, fugacemente, il giovane Debussy. Nel 1871 fu tra i fondatori della Société nationale de musique. Attivo anche come concertista, fu considerato uno dei maggiori organisti del suo tempo, mentre vide riconosciuto il suo valore creativo solo negli ultimi anni di vita. Compositore non particolarmente prolifico (il catalogo della sua produzione supera di poco le cento composizioni), predilesse il genere cameristico. Tentò il teatro lirico senza grande successo con Hulda (1882-85), mentre nel campo sinfonico-corale diede il meglio di sé col poema sinfonico per soprano, voce recitante, cori e orchestra Rédemption, su testo di E. Blau (1871-72; 2a versione con una nuova parte sinfonica e coro maschile, 1874) e soprattutto con l'oratorio in otto parti e un prologo Les Béatitudes (1869-79), su testo tratto dal Vangelo, uno dei non numerosi esempi importanti di oratorio romantico. In campo sinfonico si ricorda la ridondante ma appassionata Sinfonia in re minore (1888), cui vanno affiancati i poemi sinfonici Les Éolides, da L. de Lisle (1875-76), Le chasseur maudit, da G.A. Bürger (1882) e Psyché, con coro (1888). Le Variations symphoniques per pianoforte e orchestra (1885) sono una delle composizioni più eleganti e controllate di F., mentre nel campo cameristico vanno ricordati il Quintetto per pianoforte e archi (1879), la famosa Sonata per violino e pianoforte (1886), il vibrante Quartetto per archi (1889). La personalità di F. si esprime altresì, nei suoi aspetti più caratteristici, nelle due grandi composizioni pianistiche della maturità Prélude, choral et fugue (1884) e Prélude, aria et final (1887), in cui la fusione tra le forme del '700 e la sensualità sonora raggiunge il suo apice, oltre che in opere organistiche come la Grande pièce symphonique op. 17 (1862), le Trois pièces pour grand orgue (1878) e i Trois chorals (1890). F. fu il più tipico esponente dello stile organistico romantico, e la sua rigogliosa tecnica strumentale fece scuola fino ai primi decenni del nostro secolo. La sua evoluzione artistica fu lenta e complessa. Portato di necessità, come organista, ad approfondire la conoscenza dei classici, in primo luogo di Bach, era d'altro canto sensibile, per naturale inclinazione, alle esperienze romantiche e tardoromantiche che caratterizzavano l'ambiente musicale contemporaneo. Tale interna contrapposizione tra formazione e istinto rese assai lungo il suo processo di definizione stilistica; e si può dire che solo nell'avanzata maturità, liberandosi in larga misura dalle pastoie accademiche, F. abbia messo compiutamente a fuoco il suo personale linguaggio. Attento agli sviluppi della scuola tedesca – di Brahms e Wagner in particolare, ma anche di certo Liszt (che fu suo ammiratore e amico) – F. estese i propri orizzonti armonici fino ai limiti di un cromatismo intensivo, suggerito dalla pratica stessa della modulazione estemporanea propria del preludiare organistico. A conferire saldezza di contorni a un incedere cromatico tendenzialmente sconfinato intervengono in F. arditi procedimenti contrappuntistici e una sensualità timbrica che rimane uno degli aspetti più interessanti della sua produzione. E quasi a contrastare mediante il rigore architettonico la natura fluida ed elusiva del cromatismo, F., al pari di Brahms, si mantenne fedele agli schemi formali della tradizione classica; nella sonata adottò la cosiddetta forma ciclica, con i quattro movimenti plasmati su uno o più temi ricorrenti, continuamente trasformati.