Santi e bevitori. Un viaggio alcolico in terre astemie

Un libro interessante e originale, mescolando inchiesta e narrazione, descrive uno "spaccato" sull'approccio del mondo islamico al consumo di alcol. Osborne ti porta in viaggio con lui, da Beirut ad Islamabad, alla scoperta di paesaggi, culture e tentazioni (più o meno alcoliche).

Che Lawrence Osborne scriva bene, con stile secco come un dry martini e gustoso come un whisky torbato, è un'ovvietà, ma ciò che personalmente più gli invidio non è tanto la penna quanto il fegato, e intendo proprio nel senso del molliccio ghiandolone multilobato che ogni giorno ci aiuta a metabolizzare i trigliceridi e altre schifezze, perché per resistere al tasso alcolico esibito in questo sapido volumetto occorre avere prestazioni epatiche di altissimo livello. Oltretutto, il fegato di Osborne è invidiabile anche in senso metaforico, perché i suoi inebrianti exploit avvengono in alcune delle non poche zone del mondo in cui bere alcolici è atto temerario che espone chi lo compie a gravi rischi per la propria incolumità, quindi forza Lawrence, continua a ingurgitare ogni bicchiere anche alla nostra salute, come un presidio ai liquidi avamposti della civiltà.

Innanzitutto il formato è adatto alla lettura ovunque, pertanto agevole da portare con sé con carta leggermente avorio che non stanca la lettura. Ideale per non affaticare gli occhi e per dare quella piacevole sensazione di toccare con mano i "pensieri" dello scrittore. L'idea è fantastica: un viaggio alcolico in terre astemie! Che siate o no dei simpatici ubriaconi attaccati al collo della bottiglia piuttosto che alle sottane, si consiglia di leggere un libro piacevole per lo stile e l'arguzia degli argomenti trattati. Se fosse un calice di vino sarebbe un merlot a mio avviso! Cheers!