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Premi
1999 - Oscar [Academy Awards] - Miglior attore - Spacey Kevin
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Film particolare, con quasi tutti i personaggi che viaggiano secondo linee di fuga personali, in pratica si può considerare un'opera monumentale sulla fuga e sulla mancata accettazione della vita con le sue meschinità, le sue banalità, i suoi dilemmi, le sue pulsioni. Sono personaggi che fanno fatica a specchiarsi e ad accettare quello che vedono, a parte probabilmente il protagonista (uno straordinario Spacey) e il figlio del vicino di casa, che in qualche modo lo accompagna sul cammino di accettazione della propria identità. Alta carica di erotismo lolitiano di una Mena Suvari all'esordio, poi mai più così bella e magica.
Il furbo Mendes propone una lunga serie di problemi in cui buona parte della middle-class può grossomodo identificarsi. Se da un lato la regia tende a perdersi in facili virtuosismi di stile (Angela nuda ricoperta di petali rosa, il filmino del sacchetto di plastica mosso dal vento, le sequenze immaginarie al ralenti tra Lester e Angela), dall'altro lato Mendes rivela una sorprendente capacità di racconto e una notevole abilità nel cogliere lo spirito dei tempi (la voglia di fuga dalla routine borghese, il ruolo del lavoro -massacrante per lei, troppo poco stimolante per lui-, matrimoni in crisi, conflitti generazionali, ragazzine trasgressive solo a parole, angoscia esistenziale....) senza mai condannare o bacchettare i suoi personaggi. Inoltre assistiamo non solo a un'ottima direzione di attori (qui Spacey non è bravo, è formidabile!) ma anche a una riflessione tutt'altro che banale sul ruolo pirandelliano maschera-volto: chi, come Lester, decide di strapparsi la maschera impostagli dalla società diventa libero di conoscere se stesso, ma il prezzo da pagare è altissimo. L'attenzione si mantiene viva per tutta la durata della pellicola e bisogna essere delle pietre per non appassionarsi un minimo. 5 oscar (meritati). Da non perdere.
Recensioni
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