Se amore guarda. Un’educazione sentimentale al patrimonio culturale

Saggio interessante, che fa riflettere sul significato di patrimonio culturale. Scritto con competenza e “ facendosi aiutare “ da altri scrittori e uomini e donne di cultura , senza pedanteria riuscendo a collegare in modo organico anche il loro interessante punto di vista.Le citazioni sono sempre calate nel discorso e lo arricchiscono senza perdere il filo.Lo consiglierei a tutti perché ci insegna a guardare con più attenzione e amore ciò che ci circonda

Il nostro noi si è formato grazie a una somma di loro”, avverte Montanari, che con una scrittura piana e mai pedante, mette in atto la sua meritoria opera di raffinata e appassionata divulgazione, dimostrando che per essere cittadini attivi bisogna conoscere il patrimonio culturale e le multiformi radici che ci accomunano.

A mio parere, non c’è libro di Montanari che non sia stimolo di riflessione e di critica sensata del nostro presente. In questo caso, però, rispetto ad altri lavori dello stesso autore, sono rimasto un po’ deluso. Il tema è trattato con sensibilità e competenza, ma l’esposizione, nello stile e nei contenuti, è a tratti sbrigativa, dandomi l’impressione che l’obiettivo fosse quello di raggiungere alla svelta un numero di pagine sufficiente per ricavarne un libro. In generale, si tratta di considerazioni più che condivisibili per carità, ma il problema è anche capire come siamo arrivati alla situazione attuale e come uscirne. Sul primo punto, occorrerà cercare risposte altrove (o in altri libri dello stesso Montanari), sul secondo aspetto si conferma la caratteristica di Montanari di essere un brillante critico della politica e della società di oggi, decisamente meno abile nel formulare proposte risolutive. Inoltre, le citazioni di autori di chiara fama sono necessarie per contestualizzare il problema, ma andrebbero proposte con senso della misura: metà del libro riporta invece in buona sostanza ampie citazioni. Ed è proprio tutta questa mole di citazioni che mi spinge a chiedermi come mai non si sia optato per rinvii con note a piè di pagina (a fine libro o fine capitolo), invece di una bibliografia conclusiva. Quando si ricorre a così tante citazioni, il lettore deve trovare con agio e immediatezza gli estremi esatti dei passi citati. In conclusione, un saggio interessante e scritto con competenza, ma in più punti troppo sbrigativo. L’avrei visto meglio come saggio su una rivista accademica