Il Novecento e la narrativa contemporanea
Secolo di tumulti e ribaltamenti di tendenze, nel Novecento si alternano poeti ispirati al modernismo e al decadentismo europei che vedono in Otokar Březina il massimo esponente. Un altro nome da segnalare è quello di Johannes Urzidil, voce dell’espressionismo praghese, ha raccontato la nostalgia per un mondo perduto e irrecuperabile nei suoi alti valori culturali. Collegata indirettamente all’espressionismo, ma potentemente originale, è l’esperienza di Franz Kafka (1883-1924) considerato uno dei maggiori esponenti del surrealismo e del realismo magico. Scrittore in lingua tedesca, si lega però a un preciso ambiente storico, quello di Praga e delle tre civiltà là coesistenti, (tedesca, slava, ebraica), caricandolo di intensissime componenti esistenziali e mistiche. Dopo la Prima guerra mondiale si assiste invece a un dirottamento verso tematiche sociali. Protagonista un gruppo di giovani letterati rappresentato da Karel Teige, Vitezslav Nezval, e soprattutto Jaroslav Seifert considerato il cantore del popolo ceco e Premio Nobel nel 1984. Insieme si uniranno poi nell’Associazione di cultura moderna Devêtsil. Sempre nell’ambito del Devêtsil sorgerà una nuova tendenza, il «poetismo», che proclama una dimensione poetica «universale». L’evoluzione del poetismo si tradurrà poi nell’adesione di alcuni suoi protagonisti al movimento surrealista e al gruppo futurista e costruttivista Skupina 42. Lontana dal fervore delle avanguardie si sviluppa invece l’opera di uno dei più grandi lirici cechi, Vladimír Holan, creatore di una poesia di ardue visioni interiori e di straordinaria densità metaforica. Nel campo della prosa invece, l’esperienza bellica ispira numerosi romanzi, tra cui I destini del buon soldato Svejk, di Jaroslav Hasek. Meritano una menzione a parte Vladislav Vancura e la sua letteratura d’avanguardia e il pessimismo agnostico di Karel Capek. Dopo un periodo di crisi dovuto all’occupazione nazista, si instaura una fase di rinascita grazie al processo di destalinizzazione culminato nel 1968. Tra gli autori di maggior spicco, Ladislav Fuks, Josef Skvorecky, Bohumil Hrabal, e Milan Kundera con il suo celebre romanzo L'insostenibile leggerezza dell'essere. Con la «normalizzazione», conseguente all’intervento repressivo delle forze militari del patto di Varsavia si assiste a un nuovo arresto, molti scrittori espatriano, altri si rifugiano nella letteratura di genere o nella diaristica. Si va dall’ironia della prosa di Michal Viewegh, al realismo magico dei romanzi di Michal Ajvaz, agli scritti di politici di Ivan Klíma. Tra gli autori contemporanei, si ricordano Jáchym Topol, Michal Ŝanda e Radka Denemarková, premiatissima in patria.
Dalle origini all'epoca romantica
Fin dalle origini la letteratura ceca rivela un carattere fortemente occidentale. Dopo la caduta della Grande Moravia infatti, il centro di gravità si sposta verso Praga e la regione circostante, molto influenzata in ambito culturale dal Sacro romano impero. La produzione dei primi secoli è quindi incentrata su liriche religiose e leggende in versi su episodi della storia sacra. Da segnalare la cosiddetta Cronaca di Dalimil, fondamentale testimonianza del sentimento nazionale nel primo ventennio del secolo. Nel Trecento, accanto alla lirica d’amore d’ispirazione popolare, fiorisce la poesia goliardica e si coltivano le forme più raffinate del Minnesang, mentre la prosa si fa via via più vicina agli interessi dei ceti popolari. Protagonista di questo secolo è la figura di Jan Hus, predicatore popolare e autore di scritti polemici e morali che verrà arso al rogo come eretico.
Con il Cinquecento l’interesse si sposta verso le ricerche scientifiche enciclopediche e storiografiche. Da segnalare l’opera del vescovo Jan Blahoslav (1523-71) artefice della traduzione della famosa Bibbia di Kralice, per secoli il modello del ceco letterario. Nella seconda metà del Cinquecento nasce inoltre quella che è stata soprannominata «l’età di Veleslavín», autore di numerose opere originali e adattamenti, docente universitario, ma soprattutto attivissimo editore. Con l’inizio della Guerra dei trent’anni nel Seicento, molti intellettuali sono costretti all’esilio, esprimendo il loro talento fuori dalla patria. Tra tutti spicca Comenio (1592-1670), l’ultimo vescovo della chiesa unionista, considerato il creatore della pedagogia moderna. Nel Settecento, complici le riforme di Maria Antonietta, si diffonde l’interesse verso gli studi filologici che segnarono l’inizio del movimento di rinascita nazionale. Al centro della discussione, a cavallo tra sensibilità illuministica e preromantica, subentra la questione della lingua. Sarà Josef Jungmann (1773-1847), con il fondamentale Dizionario della lingua ceca a dare inizio al moderno ceco letterario. Accanto a questa rinnovata rivalutazione delle più antiche sorgenti della cultura nazionale, incomincia a prendere piede una tendenza romantica, di cui il maggior rappresentante è Karel Hynek Mácha. L’attenzione alla cultura europea produrrà poi nell’Ottocento una vasta fioritura di romanzi in cui l’influsso del realismo russo si fonde con quello, forse più decisivo, del naturalismo francese.