L'estremo nord ovest europeo formava a partire dal XII secolo una fascia culturale omogenea, grazie all'avvento di quella fiorente produzione definita letteratura norrena, sviluppata specialmente in Islanda. A essere scritti furono soprattutto testi religiosi e profani (agiografie, moralità, poemi cortesi e cavallereschi), a fianco di ballate epico-liriche provenienti dalla Francia. Dopo una fase di stallo dovuta alla soggezione politica danese, la letteratura norvegese riesce ad affermarsi solo a partire dall'Ottocento, complice l'influenza romantica e la lotta per la codificazione di una lingua letteraria autonoma. In questo contesto si situa l’opera del massimo scrittore norvegese, Henrik Ibsen (1828-1906), e quella di un altro grande drammaturgo, Bjørnstjerne Bjørnson (1832-1910), entrambi impegnati sui temi della realtà contemporanea e del conflitto tra mito e storia, che accompagna, soprattutto in Ibsen, l’altro grande contrasto tipico dello spirito nordico, quello tra natura e società.
Dopo la parentesi naturalista, a fine secolo la spinta artistica abbandona il sociale in favore di immaginazione, soggettività, psicologia e simbolismo. Protagonista assoluto di questo periodo è Knut Hamsun (1859-1952). La sua produzione si è alternata tra irrazionalismo, polemica antimoderna, vagheggiamento del ritorno alla terra e l’adesione convinta al nazionalsocialismo, fino alla vittoria del Premio Nobel nel 1920. Accanto a lui, si distingue nei primi decenni del secolo la romanziera Sigrid Undset (1882-1949), la cui opera è caratterizzata dal solido realismo e dall’interesse per la storia e gli ambienti locali. Tra le due guerre appaiono alcuni tra i maggiori narratori del secolo scorso, come Askel Sandemose (1899-1965) e Tarjei Vesaas (1897-1970), accumunati dall'attenzione per gli outsider, i bambini, le donne, i matti.
A seguito di una fase fortemente influenzata dall’avvento della psicanalisi e del marxismo, si passa invece a tendenze più moderniste con autori come Jens Bjørneboe, Finn Carling e Kjell Askildsen, maestri, questi ultimi due, del racconto minimalista e «assurdo». Voci femminili si alternano nel panorama norvegese, Bergljot Hobæk Haff, Herbjørg Wassmo, e Tove Nilsen, molto attenta alla tematiche femminili, al mondo giovanile e alle trasformazioni che subisce la società in cui vive. A fine secolo si assiste poi a un graduale avvicinamento al post-modernismo. Il più originale e ironico interprete dello smarrimento e dell'insicurezza del mondo giovanile di fine Novecento è Erlend Loe, mentre la letteratura infantile e per ragazzi norvegese si afferma nel mondo grazie a Jostein Gaarder e al suo celebre romanzo Il Mondo di Sofia. A fianco a lui, Klaus Hagerup e Tormond Haugen. Anche nel teatro, con Jon Fosse, la Norvegia si eleva a livello internazionale, tanto che nel 2023 a questo autore - che oltre al teatro si è dedicato al romanzo e alla poesia - viene attributo il Premio Nobel per la Letteratura.
Si sviluppa infine un importante filone di narrativa di genere giallo con autori di romanzi polizieschi e di romanzi “ordinari”. Tra gli autori più conosciuti, Lars Saabye Christensen, Roy Jacobsen, Anne Holt, Jo Nesbø, celebre per la serie poliziesca con protagonista Harry Hole , e la giornalista Åsne Seierstad.