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È secondo libro scritto da Arundhati Roy a distanza di 20 anni dopo suo libro Dio di Piccole Cose, presente sempre il suo bellissimo modo di creare personaggi ma il periodo raccontato completamente diverso. Quindi consiglio di non aspettare da questo libro Dio di Piccole Cose 2, ma semplicemente immergersi in nuovo mondo
Leggendo questo libro ho avuto l'impressione che fosse un libro di guerra a vari livelli: le lotte sanguinarie nel Kashmir, le torture della polizia, le persone che cercano i cari scomparsi, ma anche le lotte interiori di un gruppetto di personaggi scelti fra gli emarginati che, purtroppo, non hanno lo spazio che secondo me avrebbero meritato. A volte è un po' faticoso seguire la trama, perché molti dei personaggi vengono abbandonati per metà del libro, però la lettura è piacevole.
Approdo a questo libro, come penso la maggior parte dei lettori, reduce dal magnifico Dio delle Piccole Cose. L'errore che commetto forse è proprio questo, l'aspettarmi qualcosa di simile, come se l'autrice non fosse altro che quel libro. Sin dalle prime pagine rimango colpita dallo stile essenziale, tanto diverso da quello cui ero abituata. Le espressioni incredibilmente poetiche, i paragoni eleganti, perfetti, vengono parzialmente accantonati per descrizioni più taglienti, più spicce. Nonostante il mio nostalgico attaccamento al libro precedente, proseguo nella lettura. Non senza un po' di fatica, lo ammetto: la trama fatica a coinvolgermi, dimentico i nomi dei personaggi, sono poco catturata dalle loro storie. Finalmente, a due mesi dall'inizio, arrivo alle ultime pagine. Che dire, mi sarei aspettata di più. A mio parere, le trame sono due, e non si intrecciano con disinvoltura: come se il libro fosse diviso a metà (effettivamente è così: l'autrice dedica circa duecento pagine ad ognuna, senza farle quasi mai toccare), e soltanto al termine le due anime del romanzo si riunissero in un finale che "accontenta". A mio parere, tutti i personaggi sono ugualmente interessanti, e avrebbero meritato una attenzione in più: meglio ridurne il numero, e ampliare le loro descrizioni. D'altra parte, il problema maggiore sta nella presenza di queste due storie tanto diverse: la prima dolce, romantica, sentimentale; la seconda misteriosa, pesante, politicamente impegnata. Entrambe storie bellissime, degne di essere raccontare, ma in romanzi diversi. Oppure, il che avrebbe rappresentato una ulteriore via per il riscatto della trama, l'autrice avrebbe potuto provvedere a raccontarle alternatamente, venti pagine l'una e venti l'altra, contribuendo ad unificare ciò che - per motivi diversissimi - fatica a rimanere coeso.
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