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Anno edizione: 2024
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Libro presentato da Daria Bignardi nell’ambito dei titoli proposti dagli Amici della domenica al Premio Strega 2024.Ambientato in una Sicilia asfittica e mitologica, solcata da cieli accecanti e ceneri nere, Marabbecca è un romanzo visionario che pone domande cruciali sull'identità: su cosa significa dire “io” e sulle collisioni con l'altro che in qualche modo raccontano chi siamo davvero.
Come la Marabbecca, personificazione nel folklore siciliano dell'oscurità e delle insidie dell'inconscio, leggendo ci si muove in un buio sfavillante, illuminati solo dalla luce lunare della scrittura, fino al vertiginoso finale.
Certe persone scelgono le parole come si caricano i fucili. Per ottenere qualcosa di fatale. E noi, noi che parliamo mossi dalle emozioni – mossi dalla vita – cadiamo al colpo di quelle parole come bestie atterrate dai cacciatori.
Un pomeriggio di fine estate Clotilde e Igor, dopo essersi lasciati, hanno un incidente d'auto. Lei rimane ferita, lui finisce in coma. Mentre veglia sul suo sonno impenetrabile, Clotilde inizia a ricevere visite della ragazza responsabile dello schianto, una fragile studentessa di ornitologia di nome Angelica, e tra loro nasce un rapporto indecifrabile e intenso. Quando Igor sì sveglierà dal coma—radicalmente trasformato eppure immutato nella sua indole violenta— la sua presenza logorerà l'equilibrio precario delle due donne: nello spazio magico e claustrofobico di una stanza piena di uccelli, i tre personaggi precipiteranno in un dedalo tortuoso dove i sentimenti muteranno forma a ogni curva.
Proposto da Daria Bignardi al Premio Strega 2024 con la seguente motivazione: «Viola di Grado è una scrittrice diversa da tutt*. Ho sempre ammirato la sua prosa elegante, preziosa ma rigorosa, ma in “Marabbecca“ mi sembra che Di Grado abbia trovato un equilibrio perfetto tra la consueta originalità e un tema oscenamente contemporaneo come quello della violenza di genere. Il romanzo è un meccanismo pieno di sorprese e invenzioni fino all’ultima riga. Trovo che Viola Di Grado abbia raggiunto una maturità che credo andrebbe riconosciuta e premiata a dispetto della sua personale inclinazione a vivere e scrivere appartata e lontana da ogni mondanità editoriale. Spero che questa sua opera disperata e affascinante, grazie al Premio Strega, verrà letta e celebrata come merita.»
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