Roberto Longhi è stato un critico d’arte italiano. Collaborò alla «Voce», frequentò l’ambiente della «Ronda», diresse «La Critica d’arte», «Proporzioni» e «Paragone» (quest’ultimo da lui fondato nel 1950). Organizzatore di importanti mostre d’arte, insegnò nelle università di Bologna e Firenze. Fondamentale il suo contributo alla definizione filologica e storica di vari momenti e figure dell’arte italiana. La scrittura di L. (che fonde sapientemente vocaboli di dotta ascendenza letteraria, neologismi scientifici, parole dialettali, termini professionali ecc.) si sviluppa secondo un’abilissima retorica che dà vita a sistemi di metafore di grande valore euristico, ricostruendo dati biografici o storico-culturali dell’autore o dell’opera trattati. Il suo influsso sulla prosa saggistica del Novecento è stato rilevante. Opere principali: I pittori futuristi (1913), Piero dei Franceschi e lo sviluppo della pittura veneziana (1914), Piero della Francesca (1927), Officina ferrarese (1934), Carlo Carrà (1937), Viatico per cinque secoli di pittura veneziana (1946), Il Caravaggio (1952), Giovanni Serodine (1954), «Me pinxit» e quesiti caravaggeschi (1968). La raccolta delle sue Opere complete si articola in 14 voll. (1961-84).
Una raccolta di scritti giovanili è uscita nel 1995 con il titolo: Palazzo non finito. Scrittti inediti 1910-1926. Nel 2024 Einaudi ha ripubblicato l'antologia dei suoi scritti più celebri, selezionati nel 1973 da Gianfranco Contini, con il titolo Da Cimabue a Morandi.