Gennaro Avallone è ricercatore in Sociologia dell'ambiente e del territorio presso l'Università di Salerno. Tra le sue pubblicazioni: Sfruttamento e resistenze. Migrazioni e agricoltura in Europa, Italia, Piana del Sele (Verona 2017). Ha curato Ecologia-mondo e crisi del capitalismo. La fine della natura a buon mercato di Jason W. Moore (Verona 2015) e Rompere la colonialità. Razzismo, migrazioni ed islamofobia nella prospettiva decoloniale di Ramón Grosfoguel (Milano 2017). Politiche dell'accoglienza: un quadro statistico Le politiche migratorie vigenti in Italia e negli altri paesi europei dell'area Schengen non permettono, di fatto, ingressi legali per motivi di lavoro, ad eccezione delle persone particolarmente ricche o con specifiche qualifiche e competenze professionali. Questa scelta politica si è accelerata negli ultimi anni, soprattutto dal 2010-2011, quando ha iniziato ad approfondirsi la crisi economico-finanziaria iniziata nel 2007-2008. Sarebbe necessario, in questo senso, cambiare drasticamente l’orientamento di fondo delle politiche in corso, attraverso decisioni strutturali che introducano un permesso di soggiorno per ricerca lavoro non condizionato o, per lo meno, lo riconoscano a quanti sono soggiornanti. E, insieme, mettano in condizione di regolarizzare la propria condizione amministrativa quanti svolgono un'attività lavorativa o hanno legami familiari o affettivi in Italia. Questo cambiamento radicale permetterebbe, da una parte, di giungere alla rottura del vincolo subordinante tra permesso di soggiorno e contratto di lavoro e, dall’altra parte, di facilitare la protezione delle persone in evidente condizione in fuga da situazioni di violenza, guerra, tratta ed altre lesioni gravi dei diritti umani. Questo cambiamento, tuttavia, non è all’ordine del giorno. Al contrario, si è determinato, nel recente passato, in particolare con l’implementazione dell’approccio hotspot dal 2015, un processo di restringimento delle possibilità di mobilità anche all’interno dello stesso spazio europeo. In virtù di questo processo, l’Italia è divenuta in modo crescente paese di destinazione, riducendo la sua posizione di paese di transito. Storicamente, questo cambiamento è coinciso con l'incremento delle persone giunte sul territorio europeo come richiedenti asilo, anche in virtù delle guerre che stanno distruggendo una serie di paesi, tra cui, in maniera particolare, la Siria, le quali sono state obbligate a restare sul territorio italiano, o, in tanti altri casi, greco, in virtù dei vincoli imposti dal Regolamento di Dublino III del 2013. Sebbene la propaganda politica e il sensazionalismo giornalistico abbiano costruito l'idea che l'Italia sia stata invasa da persone richiedenti asilo e rifugiate, i dati statistici presentano una realtà del tutto diversa. Dal 2007 al 2017 le persone giunte in Italia attraverso il mare o la frontiera nord sono state meno di un milione, su una popolazione residente totale di circa 60 milioni. Secondo i dati del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'Interno, le persone ‘sbarcate' in questo arco temporal