(Stilo, Reggio Calabria, 1568 - Parigi 1639) filosofo e poeta italiano. Entrato giovanissimo nell’ordine domenicano, subì l’influsso della filosofia naturalista di Bernardino Telesio, ma ne interpretò il sensismo in chiave metafisica e magica. Il suo insolito atteggiamento di teosofo e sperimentatore gli procurò dei processi, una prima volta a Napoli (1592) e una seconda a Padova e Roma (1594-95): condannato, riuscì a ottenere il proscioglimento mediante un’abiura, ma nel 1598 fu di nuovo perseguito e costretto a rientrare in Calabria. Ivi, indotto dalle condizioni di miseria e oppressione del popolo, tentò di organizzare un moto insurrezionale al fine di costituire un utopistico ordine teocratico, che andava predicando da tempo. Fallita la rivolta, venne arrestato a Napoli nel 1599: simulando la pazzia, ottenne salva la vita, ma dovette scontare ventisette anni di prigionia nella stessa Napoli (1599-1626) e altri tre (1626-29) nel carcere romano del Sant’Uffizio. Liberato per interessamento di Urbano VIII, dopo qualche anno fu costretto a fuggire in Francia (1634), per sottrarsi ai rischi che comportavano le sue prese di posizione in favore di Galileo e i suoi contrasti con la monarchia spagnola. Ben accolto da Luigi XIII e dal cardinale Richelieu, visse sino alla morte a Parigi, assumendosi la parte di consigliere politico e difensore della monarchia francese.La vita e il pensiero di C. sono pervasi dall’ansia rinascimentale di un contatto diretto con la natura e dalla coscienza della grandezza dell’uomo. Perciò il programma telesiano dello studio della natura «iuxta propria principia» e la lotta di Galileo per l’autonomia della scienza lo trovano compartecipe, convinto che la natura fosse «il codice originale e autografo» di Dio, campo sconfinato di libere ricerche. Fra le sue numerose opere se ne possono distinguere alcune di carattere più strettamente filosofico (Philosophia sensibus demonstrata, 1591; Metaphysicarum rerum iuxta propria dogmata, 1603 e 1609-11; Del senso delle cose e della magia, 1604) e altre di carattere storico e di teoresi politica (Monarchia di Spagna, 1600); fra queste ultime la più nota è La città del sole (1602), in cui è delineato l’utopistico disegno di uno stato comunistico e teocratico. Importanti anche le sue Poesie filosofiche (pubblicate parte nel 1622, parte postume, nel nostro secolo), corredate da una «esposizione»: esse, nonostante le durezze di uno stile non esemplato su modelli canonici, occupano un posto di rilievo nel panorama della poesia del Seicento, per la drammatica tensione intellettuale e morale. Compose una Poetica italiana (1596), dalla quale derivò la più diffusa Poetica latina (1612).