(Zaosie, Nowogródek, 1798 - Costantinopoli 1855) poeta polacco. Studiò filologia classica e letteratura polacca all’università di Wilno. Per aver fatto parte delle società segrete studentesche dei Filomati e dei Filareti, fu condannato a soggiornare cinque anni (1824-28) in Russia, dove conobbe Puškin ed entrò in contatto con i decabristi. Era all’estero quando scoppiò l’insurrezione di gennaio; e più tardi si stabilì a Parigi dove, dal 1840 al 1844, insegnò letterature slave al Collège de France. Conosciuto A. Towianski (1841), rimase a lungo sotto l’influsso del suo misticismo. Molto attivo politicamente, organizzò in Italia una legione polacca, per la quale elaborò un programma democratico e libertario. Nello stesso spirito fondò e redasse, a Parigi, il giornale «La Tribune des peuples». Recatosi a Costantinopoli nel 1855, durante la guerra di Crimea, per formare reparti d’intervento contro la Russia, vi morì di colera.Dopo alcune opere d’ispirazione e intonazione classiche, pubblicò i primi due volumi di Poesie (1822 e 1823), comprendenti le Ballate, le Romanze, la I e II parte de Gli avi e Gražyna, opere che segnarono la nascita del romanticismo polacco, con il ritorno alle credenze e all’immaginazione popolare e il rinnovamento del linguaggio poetico. In Russia M. pubblicò i Sonetti (1826), permeati di profondo lirismo, e il romanzo in versi Konrad Wallenrod (1828) sui conflitti spirituali dei congiurati dell’insurrezione di gennaio. La III parte de Gli avi (1832), incentrata sulla storia dei Filomati e dei Filareti, segna il passaggio dall’eroe romantico al profeta nazionale, che con la forza della poesia penetra il futuro e assume su di sé la responsabilità del destino del suo popolo. Indirizzati all’emigrazione sono I libri della nazione polacca e del pellegrinaggio polacco (1832), ciclo di parabole morali in stile biblico, tipica espressione, come Gli avi, del messianesimo di M. Pan Tadeusz (1834) è una narrazione realistica in versi sulla vita nobiliare, pervasa di lirismo e di nostalgia per l’infanzia. Per il suo acceso patriottismo M. fu considerato una sorta di grande bardo del popolo polacco. Questa fama ha finito con il nuocere ai pregi letterari della sua opera (riassumibili nell’evidenza dell’immagine e nella penetrante semplicità della lingua) ponendoli in seconda linea rispetto ai valori politici e civili.